SORPRENDETECI ANCORA

”La rinuncia di Benedetto ha portato con sé anche una rinnovata opportunità di dibattito” dentro la Chiesa, concordano Nicole Winfield, corrispondente dell’agenzia americana Associated Press, e Frédéric Mounier, corrispondente del quotidiano cattolico francese ”La Croix”.
 
Sorpresa, incredulità, interrogativi, nuove speranze. La rinuncia di Benedetto XVI ha spiazzato anche il “popolo dei vaticanisti”, i giornalisti di tutto il mondo che seguono professionalmente, a Roma, gli eventi della Chiesa universale, scrutando e raccontando ogni mossa del Pontefice e quanto ruota attorno alla Santa Sede. “Io ho presentato la decisione del Papa come una svolta per il Vaticano, sia dal punto di vista storico sia in relazione al futuro della Chiesa”, spiega Nicole Winfield, corrispondente dell’agenzia americana Associated Press (Ap). Al Sir confida: “Mi sono domandata cosa significa questa rinuncia per la comprensione del ministero petrino e come influenzerà il ruolo del successore” di Ratzinger, che sarà eletto dal Conclave.
“Come tutti gli altri vaticanisti – ammette Frédéric Mounier, corrispondente del quotidiano cattolico francese ‘La Croix’ – sono stato colto di sorpresa. Ero nella sala stampa della Santa Sede al momento dell’annuncio del Santo Padre. Ho sentito il grido della mia collega dell’Ansa”, che ha dato per prima al mondo la notizia della rinuncia, la quale, “a differenza di me, aveva ascoltato con attenzione il suo discorso in latino. In un primo momento sono rimasto incredulo. Benché questa eventualità figurasse fra le nostre ipotesi di lavoro, nessuno se l’aspettava quel giorno e in quel modo. Poi, in due ore, abbiamo montato dodici pagine del giornale”. Quanto accade nella vita della Chiesa, dentro e fuori le mura vaticane, per i giornalisti è anzitutto una “notizia” da trasmettere al grande pubblico. È il compito dei media.
Come avete raccontato questi giorni così intensi per la Chiesa cattolica? “La nostra agenzia ha spiegato quanto stava succedendo qui a Roma – riprende Nicole Winfield -, ma abbiamo prodotto anche innumerevoli servizi da tutto il mondo, per cogliere le reazioni in una cornice globale. Domenica scorsa, ad esempio, abbiamo realizzato un roundup nei cinque continenti, facendo parlare le persone che uscivano dalla Messa, per sapere cosa ne pensano della scelta di papa Benedetto e domandando le aspettative sul prossimo Papa”.
I riflettori mediatici sono e resteranno puntati sulla Città eterna, conferma Frédéric Mounier, dove, nel frattempo, sono giunti i rinforzi alle varie redazioni: “Anche ‘La Croix’ ha dedicato all’avvenimento decine di pagine dell’edizione cartacea e tantissimi articoli sul web e sui nostri blog”. L’intento è “spiegare gli eventi in corso, anche sotto il profilo istituzionale, ai lettori francesi che sono, per natura e per cultura, a motivo della nostra storica laicità, lontani dal Vaticano”.
Le vicende in atto – dall’annuncio di papa Benedetto alla preparazione del Conclave – non restano quindi confinate a Roma e vanno anche oltre i confini della Chiesa. “In Italia il Papa è di casa e i giornali sono pieni di articoli e di foto che riguardano lui e il mondo cattolico. Negli Stati Uniti è diverso – riflette Winfield -. Da noi forse l’ultima volta che gli americani hanno veramente prestato attenzione al Papa era Natale, o anche prima, durante il viaggio in Messico e a Cuba. La gente normale forse non si era resa conto che il Papa stava attraversando un momento difficile, di fatica”, tanto da arrivare al “passo indietro”. Per molti nella Chiesa è stato visto come un gesto consapevole di grande umiltà e di grande umanità.
Oltralpe, “superata la sorpresa iniziale, abbiamo osservato due reazioni”, aggiunge Mounier. “Alcuni hanno apprezzato il gesto di rinuncia di Benedetto XVI”, lodandone la libertà interiore, “la modernità del suo atteggiamento. Altri, al contrario, hanno espresso preoccupaz…

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