OTTO ANNI IN UN ABBRACCIO

Un fiume in piena: 150mila fedeli. Quella di oggi è l’udienza n. 348 del Pontificato, durante le quali il Papa ha incontrato più di 5 milioni di fedeli. La catechesi contrappuntata da 14 lunghi applausi. Una mamma si china sul suo bambino: “Lo sai che oggi stai entrando nella storia?”. “Benedetto XVI, ci mancherai”, recita uno degli innumerevoli striscioni che colorano, insieme alle bandiere, la piazza. 
 
Otto anni in meno di due ore. Rivivere un pontificato già entrato nella storia nell’abbraccio di una piazza. La normalità di un congedo straordinario. Sono le 10.30, un fiume di gente arrivata da ogni parte d’Italia e dal mondo si prepara a salutare il suo Papa. Benedetto XVI fa il suo ingresso con qualche minuto di ritardo, protrae per l’occasione il consueto giro della piazza con la Papamobile tra gli applausi e i cori festosi, “Viva il Papa!”, “Benedetto”. Un’udienza speciale, quella di oggi, che si svolge sul sagrato invece che nell’Aula Paolo VI, teatro abituale delle udienze invernali. Unica eccezione – oltre alla Messa delle Ceneri celebrata per la prima volta nella basilica di San Pietro – allo snodarsi ordinario di una Quaresima che si è aperta con un Pontefice ma che culminerà in una Pasqua i cui riti saranno presieduti dal suo successore al soglio di Pietro.
Quello che si respira, nella piazza dove oggi sono puntati i riflettori del mondo, è simile alla sensazione che chiunque di noi ha provato, almeno una volta, nell’accomiatarsi da una persona cara all’improvviso, vale a dire troppo presto. La si vorrebbe trattenere, ma non si può. Così, si cerca di vivere fino in fondo, di godere di ogni attimo della sua presenza. Il più possibile. Come nel Vangelo della Trasfigurazione, citato dal Papa solo tre giorni fa, dalla finestra del Palazzo Apostolico. “È bello per noi essere qui”. Le parole di Pietro a Gesù diventano le nostre.
La folla è davvero immensa, la piazza non basta a contenerla. Oltre 150mila persone, la stima ufficiale, ma sino alla fine dell’appuntamento del mercoledì, via della Conciliazione si trasforma in una processione interminabile di volti. Un fiume in piena. Il primo dei quattordici applausi che scandiranno la catechesi arriva all’inizio, quando il Papa ringrazia i fedeli aggiungendo, a braccio e quasi per fermare l’applauso nato spontaneo tra la folla, “Grazie di cuore, sono veramente commosso, vedo che la Chiesa è viva”. La Chiesa è un “noi”, ci ricordava Benedetto XVI nell’omelia della Messa delle Ceneri. Ed è questo il concetto che il Papa ha scelto anche oggi per descrivere la piazza, in uno dei passaggi più applauditi della catechesi: “Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, non un’associazione per fini religiosi e umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino”. “Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi”, ha aggiunto il Papa fuori testo.
“La Chiesa è viva!”. È stata una delle prime esclamazioni di Benedetto XVI. L’ha pronunciata il 24 aprile di otto anni fa, nella sua prima Messa da Papa. Mai come oggi questa piazza sembra dimostrarlo. Chi è qui, ha già scelto tra “l’io e Dio”. Glielo ha insegnato un Papa che, a leggere in profondità, non ha fatto altro che declinare da par suo – nelle sue infinite e ricche sfumature, offrendo ogni volta una “summa” della fede – un unico grande discorso: portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio, rendere presente Cristo in questo mondo e mostrare al mondo che, con Lui o senza di Lui, cambia tutto. E ritornano ancora una volta alla mente le parole di quel 24 aprile: “Non devo presentare un programma di governo: il mio vero programma di governo è mettermi in ascolto, con tutta la Chiesa, della volontà del Signo…

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