MONS. GHIZZONI AL SIR, VERSO UN “MINISTERO SACERDOTALE CONDIVIZO”

“Si sta diffondendo soprattutto tra i preti delle due ultime generazioni l’idea che il ministero sacerdotale debba essere condiviso, e non più esercitato da soli”. Parola di monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, che nella terza giornata dell’Assemblea Cei di Assisi, è intervenuto in aula. Condividere il pasto, trovarsi insieme una volta al giorno per la preghiera, passare il lunedì mattina insieme: sono alcuni esempi – spiega mons. Ghizzoni in un’intervista al Sir (clicca qui) – della “collaborazione molto intensa” in atto tra i preti, primi segni di una inversione di tendenza in senso “relazionale”, già auspicata nell’identikit del sacerdote delineato dal card. Bagasco nella prolusione, del modello di prete finora prevalente in Italia: il parroco al centro, con la sua parrocchia. “Noi in Italia – fa notare il vescovo – veniamo da una tradizione di senso esattamente opposto: con il parroco, da solo, al centro della sua parrocchia”. Ma le cose stanno cambiando: “Molte parrocchie – prosegue il vescovo – hanno già introdotto la regola dei nove anni di permanenza in una parrocchia, per i parroci, e stanno sorgendo esempi di comunità presbiterali e forme di collaborazione molto intensa. Si va verso una maggiore condivisione e sostegno reciproco tra i sacerdoti, anche attraverso la progettazione comune della pastorale”.

 
(dall’inviata Sir ad Assisi) Questo modello di formazione permanente “relazionale” trova convergenze qui ad Assisi? “Tutti vedono e apprezzano le potenzialità di questo modello – risponde il vescovo – ma è molto difficile cambiare la situazione italiana, impostata in tutt’altro modo: una formazione permanente in chiave relazionale per i preti è ancora minoritaria”. “Alla vita comune non tutti sono preparati”, ammette mons. Ghizzoni: “Questo richiede che già nei seminari ci si prepari alle dinamiche della vita comune. Succede anche nel matrimonio: prima ci si sposa, e poi ci si accorge che la vita all’interno del matrimonio è diversa”. Quanto ai seminari, ormai sono attrezzati per prevenire le fragilità o affrontare momenti di difficoltà o di disagio: “In molti c’è la figura dello psicologo, interna od esterna, e il periodo di propedeutica più diffuso dura quasi il doppio di prima, uno o due anni, durante i quali si fa una seria e attenta valutazione delle capacità di ciascun candidato al sacerdozio e una valutazione essenziale della sua maturità o immaturità”.
 
Fonte Sir: www.agensir.it
 
(mercoledì 12 novembre 2014)
 
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