L’ALLUVIONE IN SARDEGNA

“Devastazione e sconcerto”; “Come dimenticare i visi innocenti dei bimbi?”; “Il cuore buono”; “Il costo disumano dell’incuria”. Sono alcuni dei titoli dei settimanali che fotografano quanto accaduto nei giorni scorsi in Sardegna: il ciclone Cleopatra, abbattutosi sull’isola, ha seminato morte e distruzione. “La natura – scrive Pierluigi Sini, direttore di Voce del Logudoro (Ozieri) – si è ancora una volta sollevata con una violenza che l’uomo difficilmente può respingere. Ora è il momento di piangere le povere vittime, ma è anche il momento di chiedersi se tutto questo si poteva evitare. Perché i ruscelli si trasformano in veri e propri fiumi d’acqua? Perché, nonostante le vie di fuga previste nei centri abitati, queste non riescono a contenere masse d’acqua seppur imponenti? A questi interrogativi si dovrà certamente dare una risposta e soprattutto dovremo imparare a saperci difendere, per quanto possibile e nelle nostre forze, per salvaguardare il territorio e preservare le vite umane. Il prezzo pagato è stato davvero troppo alto”. In questo momento, dice Gianni Sini, direttore di Gallura e Anglona (Tempio-Ampurias), “le famiglie colpite più che di beni materiali hanno bisogno di sostegno, vicinanza, affetto. Per me è stato un incontro straziante visitare la giovane mamma che in un istante ha perso il marito e il figlio di 3 anni. Una famiglia spazzata in un minuto. Non ci sono parole per colmare quel vuoto. In questi casi è preferibile il silenzio. Ma c’è chi non si ferma a imprecare contro la sorte e non si accontenta di parlare solo di evento eccezionale, ma punta il dito sulle lottizzazioni selvagge e sulle costruzioni realizzate a ridosso dei torrenti o nei luoghi dove, fino a qualche decennio fa, scorreva il torrente”. Da Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), una proposta: “Perché non fare una moratoria rispetto a nuove edificazioni e non si destinano le risorse invece che per nuove strutture o strade, per bonificare i territori, per sanare qualcuna delle molte, troppe, ferite provocate all’ambiente? Le solite domande, qualcuno dirà. Già, purtroppo! Il problema è che le solite risposte cominciano ad avere un prezzo che è diventato insopportabile. Quando ne tireremo le dovute conseguenze?”. Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo), vede nella tragedia della Sardegna l’esperienza vissuta dal Polesine nel 1951. “Noi del Polesine – afferma Cappato – possiamo dire di comprendere bene. Anzi, avvertiamo forse meglio di altri la portata del disastro umano, sociale e del territorio. Per questo sentiamo di partecipare dal profondo del cuore a questa disgrazia e alle altre che si sono verificate in questi giorni oltre che in Sardegna”. La Difesa del Popolo (Padova), “in segno di solidarietà, condivisa tra tutti i settimanali diocesani, con i fratelli colpiti dalle recenti catastrofi naturali pubblica l’editoriale del Sir”, dal titolo “Siamo tutti sardi. Siamo tutti filippini”, in cui si ricorda tra l’altro che “la Cei ha indetto per il 1° dicembre una raccolta per le vittime delle Filippine. E ha stanziato un milione di euro dai fondi derivanti dall’otto per mille, come ‘prima risposta solidale alla tragedia sarda’. Una preghiera e un gesto concreto che saranno seguiti da altri, quelli di tanti… Oggi siamo tutti sardi. Siamo tutti filippini”. Corriere Eusebiano (Vercelli) fa sapere che “la Caritas diocesana raccoglie fondi, oltre che per le popolazioni delle Filippine, anche per la gente sarda”. Dalla Gazzetta d’Asti un appello a “contribuire a sostegno delle vittime delle alluvioni in Sardegna”.

 
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