GIUSEPPE CACCIAMI
Un entusiasmo senza confini

Alla fine di ottobre a Grignasco (Novara), paese natale di mons. Giuseppe Cacciami, si è svolta una serata in memoria di un prete e giornalista che amò intensamente il proprio territorio. Oltre che direttore del settimanale “L’Azione” della diocesi di Novara fu tra i “padri” della Federazione italiana settimanali cattolici, dell’agenzia Sir e dell’Unione cattolica internazionale della stampa. Con lui è stato ricordato un altro sacerdote grignaschese, don Pieramilcare Armani, grande amico di mons. Giuseppe Cacciami e morto anch’egli nel 2012. All’apertura della serata ha preso la parola Paolo Bustaffa curatore di una ricerca sul pensiero e sulla vita di mons. Giuseppe Cacciami. Riportiamo alcuni stralci dell’intervento.

 
 
“Questo è un momento ricco di significati, di ricordi, di riflessioni, di inviti a guardare più in alto e più lontano. E’ ospite d’onore la memoria. Sarà lei, anche se invisibile, a parlarci con lo stupendo linguaggio del canto e della musica e così ci incoraggerà a pensare in grande come sempre insegnarono due sacerdoti di Grignasco che questa sera sentiamo più che mai vivi: don Giuseppe Cacciami e don Pieramilcare Armani. Entrambi sono stati testimoni della laboriosità, della cultura e della fede di questo territorio. Di loro parlerò brevemente non con parole mie ma con parole che ho incontrato nell’archivio a Il Chiostro di Intra.
 
Il territorio
Sono nato in Valsesia e considero le origini valsesiane un ricco patrimonio di fede, di cultura e di grandi principi, testimoniati nei secoli da un piccolo popolo che ha lasciato una indelebile traccia della sua storia. Nella mia valle valsesiana, e nel mio paese, Grignasco, sede della 82° Brigata Osella e punto nevralgico della Resistenza Valsesiana, ho condiviso, con la mia gente, la dura stagione del ’44, in una solidale collaborazione con la Resistenza, soprattutto sul piano della cultura democratica e della vicinanza alle sofferenze. (Dall’autobiografia di don Giuseppe Cacciami, scritta a mano)
 
I primi passi del giornalista.
“Quella del giornalista è la nostra seconda vocazione! Se non avessimo avuto la fortuna di indossare la veste nera, ecco la nostra passione: le rotative di un giornale”. È un giovanissimo don Giuseppe quello che dalle pagine di un giornalino parrocchiale, “Il faro”, tuona le sue idee, già chiarissime, sul giornalismo e sulla comunicazione. È il 15 ottobre del 1944. “Il faro”, giornalino di tre pagine dell’oratorio San Giustino di Grignasco, è stampato, come si legge nel frontespizio, “in tempo di guerra quando i suoi impianti elettrici non vengono bombardati o fatti saltare”. “Diffondere la verità! Sempre – ribadisce don Giuseppe in un suo editoriale – specialmente oggi che gli uomini vivono al buio, e hanno smarrito il senso della vita cristiana”. “Solo i cuoricini di burro o i cristiani a bagnomaria si spaventano delle difficoltà”. (Il Faro, ottobre 1944)
 
Un uomo che aveva fiuto
Credo che don Cacciami sia stato un grande giornalista che ha dato molto sulla scena nazionale e internazionale, perché è stato un uomo che ha imparato a scrivere le parole sui cuori degli uomini e a partire dagli uomini del suo tempo. La sua Famiglia Studenti ne è testimonianza viva… era un uomo che aveva fiuto, ma il fiuto non nasce dal nulla, nasce dalla forza dell’incontro tra la carne e la parola, tra la vita e il senso che trasforma tutte le cose. (Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara – Omelia funebre, 20 marzo 2012)
 
Don Pieramilcare
C’è stato un prete nella vostra gioia e nella vostra tristezza, lo sapete e non lo si può cancellare. C’è stato un prete che quando la morte è entrata nella vostra casa e vi ha rapito il sorriso della mamma, la forza e il sostegno del padre, la carezza e il bacio della figliola o il riso ignaro …

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