CRONACA LOCALE

Sui giornali diocesani spazio pure alla cronaca locale. Irene Argentiero, direttrice del Segno (Bolzano-Bressanone), analizza i risultati della recente tornata elettorale altoatesina. “La gente – rileva Argentiero – cerca stabilità in un periodo in cui la crisi economica mette in discussione tutto, anche quelle certezze su cui mai si sarebbe arrivati a dubitare. Questo è sicuramente un segnale importante che mostra, con i fatti ancor prima che con le parole, che questa terra, per anni segnata dal conflitto etnico e dallo scontro tra gruppi linguistici, viene sentita oggi come ‘la propria terra’ da tutti, indistintamente. E per questo va difesa e tutelata. Insieme”. Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) dedica l’editoriale alla “nuova geografia giudiziaria” che “ha portato alla chiusura della Sezione distaccata di Ruvo di Puglia e al mantenimento provvisorio per due anni di quella di Molfetta” sottolineando “l’impossibilità di coniugare, almeno in questo momento storico, riduzione di spesa pubblica (spending review) e giustizia”. Giorgio Bardaglio, direttore del Cittadino (Monza e Brianza), riportando le vicende politiche locali su un piano d’intervento urbanistico, fa sapere che “ai cittadini, di tutto ciò importa il sodo, cioè che in effetti un problema di principio esiste ed è l’intreccio tra gli interessi personali (anche legittimi, come fare il proprio mestiere) e la politica, l’amministrazione cittadina”. La Valsusa (Susa) dà notizia che in città “potrebbe concretizzarsi in un prossimo futuro, trovando probabilmente spazio nella nuova ala dell’ospedale, il reparto ad alta intensità di cura, un progetto regionale sul quale i vertici dell’Asl To 3 stanno discutendo da tempo. Questo reparto si basa su una nuova organizzazione ospedaliera, funzionale a realizzare un servizio più fluido, privo di vere e proprie divisioni, fisiche e concettuali, tra reparti di specializzazione”. Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini), omaggia la figura del regista riminese Federico Fellini a vent’anni dalla morte (31 ottobre 1993), lamentando “l’incapacità di costruire a Rimini intorno alla figura del maestro un benché minimo progetto culturale, turistico, imprenditoriale. È arrivata l’università, ma nessun corso di cinematografia, non c’è un luogo dove ‘incontrare’ Fellini, vedere i suoi film, studiarlo, raccogliere testimonianze… Arriverà il Museo? Rinascerà la Fondazione? Vedrà la luce il nuovo Fulgor? Svegliati Rimini. Vent’anni sono troppi anche per una città abituata a donare una casa sul porto, annunciarlo alla stampa e dimenticarsi di acquistarla”.

 
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