DOMENICA DELLE PALME
“Per favore, non lasciatevi rubare la speranza

“Gioia”, “Croce”, “giovani”: sono le tre le parole chiave della Domenica delle Palme e della Passione del Signore che stamattina Papa Francesco ci ha consegnato nella messa che ha presieduto sul sagrato della basilica di San Pietro, dopo aver benedetto i rami di ulivo e aver partecipato alla processione in piazza, dall’obelisco al sagrato. Nell’omelia il Santo Padre, ricordando che da 28 anni la Domenica delle Palme è la Giornata della Gioventù, ha dato appuntamento ai giovani a Rio de Janeiro per la Gmg.
 
Le speranze risvegliate. “Gesù – ha osservato il Pontefice – ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima. Questo è Gesù, questo è il suo cuore, guarda a tutti noi, guarda le nostre malattie, i nostri peccati. È grande l’amore di Gesù”. Perciò, quando Gesù entra in Gerusalemme si respira “un clima di gioia” ed “è una scena bella: piena di luce dell’amore di Gesù, di gioia, di festa”. Quella scena si ripete: “Anche noi abbiamo accolto Gesù; anche noi abbiamo espresso la gioia di accompagnarlo, di saperlo vicino, presente in noi e in mezzo a noi, come un amico, come un fratello, anche come re, cioè come faro luminoso della nostra vita. Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi”, ha affermato il Santo Padre, offrendo così “la prima parola: gioia!”. Di qui l’invito: “Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi, nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!”. E, ha messo in guardia Francesco parlando a braccio, “in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo. Tante volte insidiosamente ci dice la sua parola: non ascoltiamolo! Seguiamo Gesù”. Ancora il Santo Padre ha esortato soprattutto a sapere “che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo”. E, “per favore – ha continuato a braccio – non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”.
 
Sul trono della croce. Quando entra Gesù in Gerusalemme, la folla lo acclama come Re, ma “non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in Gesù qualcosa di più, ha quel senso della fede, che dice: ‘questo è il Salvatore’. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina”; entra “per salire il Calvario carico di un legno”. Ed ecco la seconda parola: “Croce”. Gesù entra a Gerusalemme “per morire sulla Croce”. Ed è “proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce!”. Qui, a braccio, il Pontefice ha ricordato “quello che Benedetto XVI diceva ai cardinali: voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù”. Gesù, ha chiarito il Papa, “prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio”. Il Pontefice ci ha, quindi, esortato a guardare intorno a noi: “Quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro”. E poi, ha affermato a braccio, “nessuno lo può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche!”. Oltre al…

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