Il nostro presidente, Francesco Zanotti: ”Giornali e rete sono destinati a viaggiare insieme, non distruggendosi reciprocamente ma collaborando”. Il direttore Tosello: ”Con Internet siamo più popolari e apprezzati”.
Giornali, rotocalchi, riviste da una parte; siti web, chat, blog, tweet, social network e informazione online dallaltra: questa è linformazione odierna con una specie di guerra tra i due campi che potrebbe durare a lungo e il cui vincitore non è ben chiaro, anche se è ipotizzabile una sorta di meticciato informativo. Il giornalismo sta vivendo una crisi strisciante, tra testate che chiudono o riducono il personale, siti internet che cannibalizzano i fogli in edicola, contributi pubblici alleditoria che vengono sempre più ridotti e potrebbero addirittura sparire. In questo contesto dellinformazione si trova anche la Fisc, forte delle sue 186 testate di cui 1 quotidiana (Il Cittadino di Lodi), 128 settimanali, le altre quindicinali o mensili oppure on line, legate alle diocesi e dalle radici storiche molto profonde. Una netta maggioranza dei giornali ha già compiuto o si avvicina al secolo di vita. Lultimo in ordine di tempo che si avvicina al compleanno è Nuova Scintilla di Chioggia, la diocesi alle porte di Venezia. Per ricordare i 100 anni dalla fondazione, il giornale ha promosso, insieme alla Fisc, un convegno su Informazione in rete: carta stampata e web (11-13 aprile). Luigi Crimella per il Sir ha raggiunto il nostro presidente, Francesco Zanotti, e il direttore di Nuova Scintilla, monsignor Vincenzo Tosello, per raccogliere da loro alcuni pensieri sul giornalismo cattolico oggi e i problemi da affrontare.
Presidente Zanotti, anche la stampa cattolica è sotto pressione col web che si diffonde?
Sì, il tema lo abbiamo scelto consapevoli di quanto sta avvenendo. Il web sta mettendo in discussione il nostro modo di fare i giornali. Ne parliamo da diverso tempo, lo abbiamo fatto anche recentemente a Cesena, nel 2011, riflettendo sul rapporto tra internet e il territorio, come pure nei recenti convegni Cei sui testimoni e sugli abitanti digitali svolti a Roma e Macerata. La rete sta cambiando in maniera radicale il nostro modo di porci, di fare giornalismo.
Che stimoli ricevete, come testate diocesane, da questa situazione così fluida?
I problemi ci sono, inutile negarlo. Ma una considerazione si impone: sia i giornali, sia la rete sono chiamati ad andare insieme, affiancandosi. Il problema è come. Su questo ci vogliamo interrogare per non trovarci impreparati. Lo abbiamo fatto recentemente con un incontro del consiglio nazionale Fisc allargato a tutti i direttori, svolto a Roma con ospite padre Francesco Occhetta della Civiltà Cattolica, che è anche consulente nazionale dellUcsi. Ciò che ne è uscito riguarda la convinzione che la rete senza la carta stampata non ha autorevolezza, perché è un ambiente indistinto; ma anche i giornali senza la rete non raggiungerebbero un pubblico molto più ampio dei loro lettori abituali, specie i giovani. Così giornali e rete sono destinati a viaggiare insieme, non distruggendosi reciprocamente ma collaborando.
Come portare nella rete la tipicità della stampa cattolica diocesana?
I settimanali diocesani hanno rappresentato da sempre la voce della comunità cattolica sul territorio che univa il vescovo, le parrocchie, i fedeli laici, i credenti impegnati nel sociale e poneva in dialogo la Chiesa con le altre componenti sociali. E stato un compito storico molto importante per la crescita del Paese. Noi siamo convinti che sia un patrimonio che non si può disperdere. Quindi al nostro interno diciamo che cartaceo e on-line devono sostenersi a vicenda, interagendo.