LA CRISI

Se la politica è in affanno, l’economia non se la passa meglio. “L’austerità imposta dall’Europa non ci comoda; ma una revisione degli schemi produttivistici e consumistici – dove la quantità di cose è spacciata per qualità di vita – è urgente, in una prospettiva anche più ampia dell’Europa”, afferma Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia). In realtà, continua, “non si tratta di rinunciare al ‘benessere’, ma di provare a ‘vivere meglio’. La crisi – come si è detto più volte – può diventare lezione. E la ripresa potrebbe diventare sorpresa. Per tutti”. Per Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino), “la povertà del terzo millennio è diventata una vera e propria emergenza sociale, dopo le analisi e le frasi di circostanza è opportuno che coloro che hanno responsabilità decisionali nelle Istituzioni diano risposte concrete”. Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), commentando la notizia che gli svizzeri hanno fatto passare con un referendum “a furor di popolo” la norma, da inserire nella Costituzione, che mette un freno alle retribuzioni supergalattiche degli alti dirigenti d’azienda, evidenzia: “Il desiderio di porre un argine per legge alla sperequazione tra i troppo poveri e gli eccessivamente ricchi ha fatto breccia perfino nella confederazione svizzera, dove il livello di prosperità è ancora alto e la crisi non ha colpito duramente come in Italia e in altri Paesi Ue”. In periodo di crisi, secondo il Ponte (Rimini), “l’impresa deve rimanere il fulcro dello sviluppo territoriale, deve sentire la responsabilità del suo agire e del suo divenire, deve essere al servizio non solo dell’imprenditore, ma anche di coloro che vi lavorano, dei clienti e fornitori: ma l’impresa è fatta di uomini e tutto dipende dalla qualità degli uomini”.

 
Condividi