IL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI

Oltre alle elezioni, i giornali Fisc dedicano ampi spazi alla fine del Pontificato di Benedetto XVI. “Mentre si appresta a lasciare il timone della barca di Pietro, Benedetto XVI indica l’orizzonte delle sue giornate future”, annota Irene Argentiero, direttore del Segno (Bolzano-Bressanone), scrivendo poco dopo l’ultima udienza del mercoledì. Anche Angelo Zema, direttore di Romasette.it (Roma), riflette a partire dall’udienza del 27 febbraio: “Non è una Chiesa che si sente orfana. È un popolo unito nello Spirito, nell’universalità e nella pienezza di una comunione che si basa sul fondamento degli apostoli”. In quest’occasione, gli fa eco Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), si è sperimentato “il sincero, caloroso abbraccio al Papa della fede e della ragione da parte delle migliaia di fedeli giunti a San Pietro”. Sul Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), il direttore Davide Maloberti ricorda che “il voto dei cardinali (per il nuovo Papa, in questo caso) non deve rispondere a criteri puramente umani (il più bravo, il più dinamico, il più potente). Sarebbe un Papa frutto del compromesso, di accordi sotterranei. Ma l’arma della Chiesa è l’unità, da posizioni ed esperienze diverse, attorno a Cristo. Senza l’unità, la barca di Pietro affonda”. Benedetto XVI “scende dalla Cattedra riconosciuta come la più alta del mondo – rileva Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria) – e s’incammina sui sentieri del monte dove la luce e il calore del sole sono più intensi per chi si lascia inondare dai suoi raggi, e le nebbie delle pianure si dissolvono nella nube di un insondabile Mistero. È il monte della Trasfigurazione, dove Gesù si ritirò a pregare e rimase solo”. La Voce Alessandrina (Alessandria) pubblica una nota del vescovo, mons. Guido Gallese, nella quale si afferma che papa Benedetto “con il suo gesto della rinuncia al ministero petrino ci ha mostrato tutta la sua libertà dal potere e il suo mettere al primo posto il bene della Chiesa (…). Una grande lezione di umiltà e di fedeltà a Dio”. Voce della Vallesina (Jesi) riporta la cronaca dell’ultimo Angelus. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), propone un confronto con il vescovo Giuseppe D’Avack: quando nel 1964 diede le dimissioni “sembrava un gesto inusuale, ma di lì a circa venti anni il nuovo Codice di diritto canonico lo ha fatto divenire ordinario”. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), argomenta invece a partire da “una delle ultime formule programmatiche di Benedetto XVI”: “Dall’io a Dio”. Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) pubblica la lettera di commiato del vescovo, mons. Claudio Giuliodori, nominato assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, “mentre il Santo Padre si accinge a terminare l’esercizio del suo ministero petrino”. E Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) propone una “lettera al prossimo Pontefice”: “La decisione di papa Benedetto – si legge tra l’altro – ha tutti i segni della profezia, e come ogni profezia potrebbe avere conseguenze che andranno ben oltre le intenzioni di chi l’ha posta in essere. (…) È una profezia che realizza ulteriormente il Concilio, assumendo la ‘storia concreta’ come la vera ermeneutica della fede”. “Adottiamo un cardinale” è, infine, l’iniziativa proposta da Vita Nuova (Trieste), il cui direttore Stefano Fontana invita a “pregare per i cardinali che si riuniranno in Conclave”.

 
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