DOPO IL VOTO

“È arrivata l’ora della responsabilità”. È il commento che accomuna molti editoriali dedicati ai risultati delle elezioni politiche del 24-25 febbraio. “Pur nella sua complessità – sintetizza Ettore De Faveri, direttore della Valsusa (Susa) – il risultato elettorale è chiaro. Ha vinto anzitutto Grillo con un quarto di voti, tanto da farsi un baffo di tutti i sondaggi. Con i suoi deputati e senatori ora entra in Parlamento una ventata di aria che può spazzare via tutto il vecchiume della politica”. Per Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), “la verità è che il Paese è entrato nella cabina elettorale spaccato in due e ne è uscito diviso in tre”. E adesso “cosa succederà?”, riflette Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), per il quale ci sono “due urgenze, su tutto. Si pensi al Paese che è in crisi. E ci si responsabilizzi su questo fronte, senza restare ‘chiusi’ nel cosiddetto Palazzo a gestire la sopravvivenza della legislatura o a ipotizzare altri percorsi in politichese. E si faccia un bagno di essenzialità e di credibilità per la politica, che ha bisogno di un colpo d’ala. Non si galleggi per vedere l’alba comunque”. Anche per Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), “due sono le urgenze e gli appuntamenti. Primo. A maggio elezione del presidente della Repubblica. Secondo. Governo di larghe intese con due soli punti: nuova legge elettorale e approvazione della finanziaria. A seguire scioglimento camere e nuove elezioni per assicurare, finalmente, un governo stabile, serio, duraturo, propositivo”. Concorda Giovanni Desio, direttore di Risveglio Duemila (Ravenna-Cervia): “Gli scenari immaginabili non sono molti, anzi si riducono a due: o un governo di larghe intese, o un ritorno alle urne nel volgere di pochi mesi. L’elezione del successore di Napolitano, il prossimo mese di maggio, c’indicherà quale direzione i partiti intendono intraprendere”. Anche Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), parla di “due condizioni indispensabili”: “Occorre depurarsi dai veleni ideologici e dai veti incrociati della recente campagna elettorale per guardare al solo bene comune degli italiani. Ma soprattutto bisogna sgombrare il campo dalle tante fandonie elargite a piene mani nelle ultime settimane”. Per Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), “i due maggiori partiti dovrebbero accordarsi per una collaborazione di governo in cui, messi da parte gli odi e i contrasti elettorali, si dia il via alle vere riforme per il bene comune di tutto il Paese”. Il Ponte (Avellino) propone di costituire “un governo fatto da persone che dimostrino di possedere” alcune qualità, come “capacità di servizio e non ambizione per il potere; onestà e chiarezza nei comportamenti e non fumosità e opportunismo nelle scelte; volontà di perseguire il bene comune”. Secondo Gino Mecca, direttore dell’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri), “è il momento di un ‘patto per l’Italia’. È l’ora delle decisioni, delle prassi concrete, delle riforme strutturali, per restituire speranza a un popolo depresso”. Pietro Pompei, direttore dell’Ancora (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), auspica che “almeno l’amor di patria faccia leva sui gruppi politici e sugli eletti, affinché ci venga risparmiato quanto accaduto nei mesi scorsi in Grecia. Nonostante tutto possibilità d’incontro ci sono. Se il popolo ha votato così è perché vuole una politica di giustizia, senza prevaricazioni. C’è bisogno di una politica basata sull’umiltà, su esempi nobili, sul ritorno ai veri valori che tengono conto in modo…

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