Continuano le riflessioni dei settimanali sul 150° dellUnità dItalia. Molti direttori, questa settimana, prendono spunto dalla performance di Roberto Benigni al Festival di Sanremo. Nonostante il modo con cui 150 anni fa si è unificata lItalia annota Giampiero Moret, direttore dellAzione (Vittorio Veneto) non si può dire che lunificazione sia stata un puro atto di prepotenza. Esisteva un anelito allunità che affondava le radici nei secoli passati e che aveva trovato voce negli animi più consapevoli. Nonostante lo smembramento in realtà e storie diverse, nonostante questa terra troppo lunga, una realtà chiamata Italia con tratti comuni che la identificano, è sempre esistita, perlomeno da quando lantica Roma ne ha preso possesso. E poi 150 anni di storia unitaria non sono passati invano. Gino Mecca, direttore dellAraldo Abruzzese (Teramo Atri), auspica un nuovo risorgimento morale della coscienza collettiva. Oggi, infatti, appare ancora attuale la celebre frase del marchese Massimo DAzeglio: Abbiamo fatto lItalia, ora dobbiamo fare gli italiani. Una rinnovata coscienza collettiva non può prescindere dai fondamenti etici e da quei valori di fraternità (fratelli dItalia recita il nostro inno), insiti nella tradizione cristiana. Leonarda Tola17 marzo sarà festa per i centocinquantanni dellUnità dItalia, in tempo perché non si spenga leco benigna della fantasia dellattore toscano. Festa nazionale, cioè di tutti gli italiani. In merito al 150° anniversario, Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), spiega che il frutto del Risorgimento è stato grande, pur con molti limiti, che ancora restano. Ma se due papi, Giovanni XXIII e Paolo VI, hanno potuto dichiarare che è stata la Provvidenza a privare la Chiesa di quello Stato che, più che una ricchezza, era diventato una schiavitù, vuol dire che anche come cattolici dobbiamo essere contenti di vivere in questo Paese, pur con le sue miserie. Sono queste da condannare e correggere, non lUnità dItalia., vicedirettore della Libertà (Sassari), ricorda che il