NORD AFRICA

“Quale sarà il futuro di qua e di là del Mediterraneo?”. È l’interrogativo che accomuna molti editoriali delle 188 testate Fisc. “Non si sa – scrive Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano) – quale potrà essere lo sbocco di queste piazze affollate di giovani. Ne profitterà il fondamentalismo islamico o sarà la volta, finalmente, di una democrazia meno incompiuta e meno zoppa anche nell’area musulmana? Riemergeranno i soliti noti, con i vestiti d’occasione? Ci sono ambiguità che non aiutano e non tranquillizzano”. Ma intanto, aggiunge il direttore, “la molla dei giovani resta quella più evidente, nella speranza che non venga depotenziata o soffocata o azzerata. (…) Hanno una speranza, un obiettivo, un traguardo: vivere meglio, avere dignità piena, esprimersi liberamente, coltivare sogni… C’è da augurarsi che nessuno li strumentalizzi o li sgambetti”. Anche Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), si sofferma sul ruolo dei giovani: “Sta tramontando il vecchio mondo arabo, quello dei nonni di questi giovani accampati in piazza o caricati dalla polizia o mitragliati dagli elicotteri”. Per Sandro Vigani, Gente Veneta (Venezia), “la grande speranza è che alla rivoluzione democratica sia permesso di continuare a fare la propria strada mantenendo il carattere popolare e non violento che fin qui ha mostrato di possedere e che nessun gruppo di potere, nessun leader fondamentalista se ne appropri sostituendo con nuovi dittatori i vecchi”. Voce della Vallesina (Jesi) esprime “preoccupazione e speranza” per quanto sta avvenendo in Libia. Marco Bonatti, direttore della Voce del Popolo (Torino), rileva che “Israele e la questione palestinese, al centro geografico e politico della rivoluzione laica araba, sono un riferimento ‘obbligato’ del nuovo quadro sociale e istituzionale che si sta delineando, per adesso nel sangue, in Medio Oriente. E questa volta le preoccupazioni del governo di Tel Aviv per la propria sicurezza potrebbero essere più giustificate. Anche perché la piega che prenderà la storia è decisiva non solo per lo Stato ebraico ma per l’Occidente intero, che Israele – nel bene come nel male – rappresenta”. Secondo Nicola Paparella, direttore L’Ora del Salento (Lecce), “uno degli elementi distintivi della ribellione è dato dal grave livello del disagio, dovuto al numero crescente dei poveri, alla crescita incontrollata dei prezzi, alla ingiusta distribuzione delle risorse. (…) Sono stati i poveri che hanno avvertito meglio degli altri il rapporto che c’è fra la povertà e gli squilibri sociali, fra la democrazia e il benessere dei popoli”.
Condividi