In ricordo di don Bruno Cescon

Don Bruno Cescon è tornato alla Casa del Padre

Direttore de “Il Popolo” per venti anni

Vicepresidente Fisc e delegato per il Triveneto

E’ tornato alla casa del Padre don Bruno Cescon (classe 1948), giornalista e filosofo, direttore de Il Popolo per vent’anni (1996-2016). Licenziato in Teologia e filosofia, laurea in Pedagogia e dottorato in Liturgia, era sacerdote dal 24 giugno 1973; da poco aveva festeggiato, circondato da parenti e amici, il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione.

Professore a tempo pieno aveva insegnato al Seminario diocesano di Pordenone Filosofia e Comunicazioni sociali, quindi all’Istituto superiore di Scienze religiose di Portogruaro, a quello di Santa Giustina di Padova e all’Università Sant’Anselmo di Roma.

Era arrivato alla direzione del settimanale diocesano pratico del mestiere di giornalista: aveva scritto per vari quotidiani, per l’agenzia Adn Kronos di Roma ma era a Il Gazzettino che si era fatto le ossa: ricordava con piacere il lavoro svolto accanto a Giorgio Lago di cui aveva una grande stima. L’esperienza aveva acuito in lui il senso per la notiziabilità degli eventi: i suoi articoli ed editoriali cominciarono presto a diffondersi tra i quotidiani dal Nordest alla Sicilia, con una presenza spiccata su L’Arena di Verona, oltre che sul Sir (Servizio Informazione Religiosa).

Era stato vicepresidente della Fisc (Federazione dei settimanali cattolici d’Italia), delegato della stessa per il Trivento e presidente del Premio giornalistico nazionale Ucsi.

Nei vent’anni di direzione de Il Popolo aveva affrontato la sfida tecnologica del giornalismo: si devono a lui il passaggio dal grande formato cartaceo al tabloid (2004), il full color (2009), il primo sito del settimanale diocesano(2008). De Il Popolo aveva stima e amava ricordare come il suo primo pensiero – una volta assunta la direzione – fosse stato quello di creare un comitato di redazione nutrito, variegato nelle capacità e passioni, capace di fotografare i cambiamenti che andavano assumendo nuove velocità; una squadra composita di sacerdoti, laici, professionisti e no.

In Diocesi di Concordia – Pordenone è stato impegnato prima come cappellano a Zoppola, poi nelle parrocchie di San Giorgio, Sant’Agostino e da ultimo anche in concattedrale San Marco in Pordenone. Era stato assistente di Azione Cattolica, assistente dell’Ucid diocesana, presidente della Comunità educante del Vendramini, direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali.

Don Bruno è stato autore di vari volumi: “Liturgia, grande sistema di comunicazione. Il potere comunicativo della liturgia nella modernità” (Edizioni liturgiche), “La liturgia nel contemporaneo” (Libreria Editrice Vaticana). Per la pordenonese Biblioteca dell’Immagine aveva scritto “La chiesa di Padova” a quattro mani con mons. Mattiazzo; “Arrivederci” a colloquio con il vescovo di Verona padre Roberto Carraro; “La nostra Chiesa” a colloquio con l’allora vescovo di Concordia-Pordenone S.E. mons. Ovidio Poletto; “Io sono un papa amabile” dedicato alla figura di Papa Giovanni Paolo II e nato dai colloqui con mons. Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie.

Esequie. Mancato la notte tra il 3 e il 4 dicembre, i funerali si tengono giovedì 7 dicembre alle ore 15 in concattedrale San Marco in Pordenone, il rosario la sera prima alle 19 sempre in San Marco.

Simonetta Venturin (www.ilpopolopordenone.it)

Al caro don Bruno Cescon il ricordo di Francesco Zanotti e di Mauro Ungaro.

Con la morte di don Bruno Cescon se ne va una parte della storia della nostra Federazione. In particolare lo ricordo nel triennio 2014-2016 quando ha ricoperto il ruolo di vicepresidente vicario, al mio secondo mandato da presidente.

Di don Bruno, caro amico e leale nell’impegno a servizio dei nostri giornali diocesani, ricordo la vastissima cultura e la capacità di saper trovare sempre una soluzione, anche nelle situazioni più intricate. In quegli anni di impegno in primissima linea con la Fisc e nella lunga battaglia per portare avanti la legge che riformava la delicata materia del sostegno alla democrazia informativa, don Bruno mi è sempre stato a fianco con quella sua capacità di saper consigliare senza voler apparire.

Anche nei rapporti interni, a volte non semplici, don Cescon sapeva trovare i modi giusti per intervenire, per smussare gli angoli, per tenere unito. Aveva a cuore la Chiesa e la comunione al suo interno. Aveva a cuore il mondo dell’informazione vissuto da dentro la Chiesa, convinto, anzi, straconvinto che la Chiesa non potesse non esserci.

Debbo a lui una frase che ripeto spesso e che ho sposato in toto. Per comprendere il valore dei nostri giornali diocesani, e su questo ci incalzava, non chiediamoci quanto costano, quanto ci si deve impegnare, quanto a volte siamo costretti a soffrire per metterli in pagina. Chiediamoci piuttosto, e su questo non aveva dubbi di sorta, cosa sarebbero le nostre Chiese locali senza la voce dei settimanali cattolici? Quale il loro punto di vista ogni settimana, oggi anche ogni giorno vista la presenza online? Quali sarebbero gli argomenti messi a fuoco dalle nostre Diocesi se non avessimo i giornali che escono con regolarità? In questo modo, e a lungo, ci ha aiutato a comprendere il valore del nostro lavoro, del nostro impegno, della nostra professione che è anche una missione all’interno della Chiesa.

Don Bruno, sempre gran signore, ci ha insegnato e mi ha insegnato anche a essere laici all’interno della Chiesa, a spenderci con il nostro essere giornalisti a tutto tondo nelle nostre realtà, senza timori reverenziali verso alcuno. Ospite più volte a Pordenone, ho compreso stando nel suo territorio il bene e l’affetto che lo circondavano e anche la fama che lo precedeva. Un prete-giornalista, come ce ne sono stati numerosi altri all’interno della Fisc, che per noi sono stati maestri, educatori ed esempi cui ispirarci. E ai quali, don Bruno compreso, non smetteremo mai di essere grati.

Francesco Zanotti

“I giornali diocesani sono espressione di “carità culturale” e come tali devono ricevere il giusto riconoscimento da parte delle Chiese locali”. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase da don Bruno Cescon con quella passione che ne segnava ogni intervento e che era la stessa che traspariva dai suoi articoli sul settimanale “Il Popolo” per tanti anni da lui diretto con competenza e professionalità.

La sua capacità di lettura degli avvenimenti rappresentava davvero un unicum e nasceva dalla capacità di vivere il territorio in maniera giornalisticamente coinvolgente. Senza esagerare e senza timore di essere smentiti, possiamo davvero dire che ha interpretato nella maniera più completa quel dono della profezia a cui ogni credente è chiamato e che diviene consapevolezza che possiamo creare davvero un futuro “migliore” grazie al nostro impegno ed al nostro coinvolgimento.

Giornalista nato con la carta, di cui non mancava di sottolineare l’insostituibilità per un settimanale diocesano, ha sostenuto in tempi “non sospetti” una presenza sul digitale anche per le nostre testate segnata da quella professionalità che evita l’improvvisazione e si nutre di una continua formazione.

La Federazione gli è grata per una lunga presenza che l’ha visto, a più riprese, Delegato del Triveneto, Consigliere nazionale e Vicepresidente nazionale: senza giungere a compromessi opportunistici aveva la capacità di essere sempre uomo del dialogo, smorzando con un sorriso ed una battuta i momenti di tensione e di difficoltà. E grazie a questo suo talento, è sempre stato davvero un punto di riferimento prezioso per i presidenti della Fisc con cui ha avuto modo di collaborare.

La sua memoria resta davvero in benedizione per tutta la nostra Federazione.

Mauro Ungaro

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