BENTORNATA FRONTIERA!

Qualcuno si domanderà, forse, perché mai «Frontiera» torna in edicola nonostante la crisi dei giornali. Perché sceglie di vivere anche sulla carta, di non essere solo digitale.
Qualcuno si domanderà se abbia ancora senso la dimensione lenta di un giornale come questo che avete fra le mani, rispetto alla velocità con cui corre il tempo.
La risposta (insieme ad un grazie) sta già nel fatto che questo giornale lo abbiate tra le vostre mani. È questa la prova di una scelta già fatta, testimonianza della esistenza di una comunità e del suo bisogno di ritrovarsi, di prendersi il tempo per approfondire, della sua forte determinazione a riprendersi la libertà di pensare.
È importante ogni tanto fermarsi, lasciarsi raggiungere dai pensieri, come i portatori di un racconto di Chatwin. Il loro lavoro era il trasporto merci. Il padrone, uno schiavista, tentò di convincerli ad accelerare sempre di più il passo, e ci riuscì in cambio di una paga spropositata. Una sorta di patto del diavolo. Una salario spropositato per ricompensare una velocità spropositata. Ma ecco che ad un certo punto successe una cosa imprevista. I portatori si fermarono. Incomprensibilmente sembra. Perché così perdevano il tempo guadagnato, e con esso anche la super ricompensa. Il padrone era incredulo. Domandò perché. E ottenne la più sorprendente delle risposte: dobbiamo dare alle nostre anime il tempo di raggiungerci.
Così è anche per «Frontiera». In un tempo in cui la velocità rischia di rubarci l’anima, questo giornale torna in edicola, senza rinunciare alla sinergia con le piattaforme informatiche, per permettere alle nostre anime, ai nostri pensieri, alla nostra memoria di raggiungerci. Per raccontare le vostre storie, la vostra terra.
Parafrasando il  racconto di Chatwin potremmo dire che  il  ruolo di questo giornale è quello di andar a vedere, come ci invita il Papa con il titolo del suo nuovo Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali, di prendersi il tempo necessario per incontrare le persone, per ascoltarle, per entrare nella loro storia; il tempo per  capire, per allargare l’orizzonte, ritrovare il senso, ritrovarsi, tracciare una rotta.
A questo serve la stampa cattolica. A costruire un orizzonte di senso. A vedere e raccontare cose che altri non vedono. A difendere uno spazio di libertà nella verità; e a offrirlo a tutti in un tempo in cui sia la verità che la libertà di pensiero che la condivisione sembrano merce sempre più rara.
Abbiamo bisogno – ha detto il Papa nel suo discorso per il sessantesimo anniversario dell’Ucsi – di media che sappiano distinguere il bene dal male, ricostruire la memoria dei fatti, lavorare per la coesione sociale. Abbiamo bisogno – ha ripetuto tante volte – di chi preservi la comunicazione da tutto ciò che la stravolge e la piega ad altri fini (Cfr. Discorso ai dipendenti e dirigenti Tv2000).
A questo serve «Frontiera», che solo sbagliando metro di misura qualcuno potrebbe definire un piccolo giornale. Non ci sarebbe nessuna dimensione nazionale se non ci fosse una presenza territoriale; nessun senso di appartenenza ad un destino comune condiviso se questo non fosse fondato sui territori e le loro storie, le loro culture, le loro memorie.
La sfida cui siamo di fronte ruota intorno al concetto di locale nell’era della rete, dove non esiste più né centro né periferia, tanto che luoghi decisamente periferici come Cupertino o Palo Alto sono divenuti il centro della civiltà dei big data. E ruota intorno al concetto di globale, che solo se contempla le diversità non precipita nel banale.
Questa è la vostra, la nostra frontiera.
In questa battaglia siamo tutti chiamati. Con l’umiltà di accettare la parte che ci è data, ma anche con l’ambizione di poter riuscire; senza complessi di inferiorità, puntando a coinvolgere nella nostra comunicazione tutti coloro (e fra di essi i giovani soprattutto) che non aspettano altro che trovare chi da loro voce e risposte alle domande di verità inevase dal sistema dei media.
Bentornata Frontiera.
di Paolo Ruffini – Prefetto del Dicastero Vaticano per la Comunicazione

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