MEDIA CATTOLICI, UNITI (STIMANDOCI) PER FAR CONOSCERE LA VERA CHIESA

Caro direttore,
ti scrivo dopo avere letto con vivo interesse la lettera di padre Giulio Albanese e di Michele Zanzucchi sulla crisi che attanaglia tutta l’editoria, quella cattolica inclusa, che hai pubblicato e commentato l’8 novembre scorso, alla vigilia del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. Proprio a Firenze ti ho detto che sarei voluto intervenire anch’io. E, sempre a Firenze, ho avuto modo di incontrare e di dialogare con padre Giulio e con tanti altri giornalisti che operano nei cosiddetti media cattolici. È stata un’occasione preziosa per confrontarsi anche su quel tema caldissimo. Tu sai bene dell’impegno della Fisc e mio personale per quel che riguarda la libertà di informazione, il pluralismo e il sostegno da parte dello Stato a questo comparto così delicato per una democrazia. Sai anche di quanto si stia lavorando in vista di una riforma invocata da tempo anche da parte di tutti noi e di quanto ci stiamo battendo – fianco a fianco anche con “Avvenire” – perché la corrispondenza postale e la stampa non vengano recapitati a giorni alterni. Battaglie non di retroguardia, ma di libertà e di civiltà. Mi pare sia bene ribadirlo una volta di più, a scanso di ogni equivoco. In merito alla questione specifica sollevata da Albanese e Zanzucchi, caro direttore, anche tu da lungo tempo sai che chi scrive cerca di farsi ispirare e di agire secondo un versetto della lettera di san Paolo a Romani (12,10): «Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda». Non so se questo sia il tempo per convocare gli «Stati generali dell’editoria cattolica». Potrebbe anche darsi. So comunque che più che di spazi, abbiamo bisogno di tempi per lavorare, per metterci in cammino, per ascoltare e per fare, in costante e continuo cambiamento. «Santamente inquieti», direbbe don Oreste Benzi. Come ci rammenta papa Francesco nella Evangelii Gaudium, il tempo è superiore allo spazio. «Questo principio ci permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, e i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone» (n. 223). A Firenze la Chiesa italiana, attraverso i suoi rappresentanti, ha vissuto e scelto lo “stile sinodale”, cioè del cammino insieme, senza bisogno di troppe strutture che potrebbero farci rischiare fatiche e rallentamenti inopportuni. Allora, che cosa può significare per noi oggi “gareggiare nello stimarci a vicenda”? Credo voglia dire richiamarsi l’un l’altro, anche grazie alle mille opportunità che offre l’ambiente digitale. Locale e nazionale. Carta stampata e web. Radio e televisioni. Agenzie e uffici. Tutti insieme, nella stessa direzione, amandoci e stimandoci gli uni gli altri, come scrive san Paolo. Seriamente. Senza gelosie, senza retropensieri, senza autoreferenzialità, con un unico obiettivo dichiarato: essere, come ancora a Firenze ci ha chiesto papa Francesco, costruttori a servizio di questo nostro Paese. E poi fare conoscere il volto lieto della Chiesa in Italia che troppo spesso rimane nel segreto e non viene raccontata. Uscire dal particolare, quindi, per avere a cuore il bene comune. Tutti insieme, in maniera “circolare”. Ciascuno portando il proprio contributo e, sono pienamente d’accordo con Albanese e Zanzucchi, «amando il giornale o il libro altrui come il proprio». Per parte mia posso testimoniare che questo cammino è già iniziato, e non da ieri. Certo, non è sempre semplice, ma se davvero ci sta a cuore ciò di cui così spesso ci occupiamo e scriviamo, allora sono certo che percorreremo insieme (noi e chi verrà dopo di noi) un altro bel tratto di strada. Consapevoli, comunque, che siamo sempre a servizio, come ricordi tu, carissimo direttore, della «comunità (che è cristiana e civile) di cui siamo parte». Io sono fiducioso. Buon lavoro.
Francesco Zanotti
Presidente Fisc
 
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