TERRA DI MURI, DI MORTI E DISTRUZIONI

 
Un orfanotrofio con oltre 40 bambini handicappati. In alcuni casi abbandonati dagli stessi genitori. Una famiglia di cristiani composta da una dozzina di persone di cui una sola lavora. Si sentono come Cristo in croce. Testuali parole. Ma é proprio guardando alla Croce e alla Madonna piangente, ritratta in un manifesto che domina il piccolo salotto, che trovano la forza di andare avanti, anche senza un futuro in questa terra martoriata che è la Striscia di Gaza. Terra di muri, di morti e distruzioni. Dove si affollano quasi due milioni di disperati in un territorio di pochi chilometri dal quale non si può uscire. Terra di forti contraddizioni, dove ai campi profughi si contrappongono a qualche decina di metri lussuosi alberghi sul mare che non si sa chi possa abitare. Dove la maggior parte dei bambini va in giro scalza. Dove le ragazze vanno a scuola con il velo bianco e la tunica nera. Dove i cristiani sono poco più di mille e i cattolici latini 130. Ma per loro, e non solo per loro, ci sono due preti, il parroco don Mario e il vice don Vittorio, dodici suore di tre diverse congregazioni: quelle di Madre Teresa, che in sei gestiscono l’orfanotrofio, quelle del Rosario e quelle del Verbo Incarnato, lo stesso ordine di don Mario, 36 anni, brasiliano di San Paolo.
Il parroco e le suore di Gaza hanno accolto la delegazione della Fisc, la Federazione dei settimanali cattolici, in questi giorni in Terra Santa. Il piccolo gruppo, una decina di persone, ha potuto visitare la parrocchia, l’orfanotrofio, la scuola cristiana sostenuta anche dalla Cei, tramite la Fondazione Giovanni Paolo II, grazie all’otto per mille e molti luoghi della città tra cui quelli maggiormente colpiti durante quella che loro, a Gaza, chiamano la «terza guerra» tra quelle più recenti.
Condividi