Il racconto di un breve viaggio di quattro cesenati in Tanzania, nelle missioni guidate dai missionari del Preziosissimo Sangue
La benedizione di un pulmino donato da Bofrost Italia in memoria di Gabriele Riceputi, catechista di SantEgidio
Un segno di speranza. Una testimonianza di come da un grande e tragico dolore possano nascere fiori di condivisione e solidarietà. Un velo di malinconia, il coinvolgimento della comunità parrocchiale di SantEgidio, il sorriso e labbraccio di tanti sono stati gli ingredienti del viaggio che dal 27 dicembre al 3 gennaio scorso ha portato quattro parrocchiani di SantEgidio di Cesena – il parroco don Gabriele Foschi, Giovanna De Rossi, Alessandro Manzi e la sottoscritta – in Tanzania, caldo Paese vasto tre volte lItalia, sulla costa orientale dellAfrica, sotto allEquatore.
Un viaggio dal sapore eccezionale
Un ritorno in Tanzania per don Gabriele, Giovanna e per me, dopo il viaggio che ci aveva portati nellestate del 2012 a vivere due intense settimane di missione di conoscenza (una decina i partecipanti della comunità parrocchiale di SantEgidio) nelle varie strutture realizzate fondate e gestite dai missionari del Preziosissimo Sangue, congregazione fondata da San Gaspare del Bufalo. In centro a Cesena, una comunità dei missionari Cpps anima il Santuario dellAddolorata (chiesa dei Servi). Da un paio danni il padre superiore della comunità cesenate è don Dino Gioia, sacerdote che fu uno dei tre missionari, alla fine degli anni Sessanta e dopo un lungo viaggio in nave, a dare avvio alle missioni tanzaniane. I sacerdoti e le suore del Preziosissimo Sangue, in un bellissimo lavoro di prima evangelizzazione, rispetto e promozione umana, hanno fondato e fatto crescere dispensari e ospedali, scuole e orfanotrofi, seminari e case di formazione in un vastissimo territorio della Tanzania, dalla megalopoli africana di Dar Es Salaam (dalla lingua swahili,porto della pace, 2 milioni gli abitanti ufficiali) fino al villaggio di Itigi, a 700 chilometri dalla costa, su un altipiano nel mezzo della savana dove sorge lospedale San Gaspare.
Un ritorno anche per Alessandro Manzi che fino al 2010, prima di entrare seminarista della Congregazione, ha vissuto per otto anni come volontario nelle varie missioni del Preziosissimo Sangue in Tanzania. I primi tre anni come ingegnere volontario nel cantiere sempre aperto dellospedale di Itigi. Elimisha, tiba, fariji (cura, educa, consola) è il motto che campeggia sui muri del perimetro dellospedale San Gaspare. Trecento i posti letto di questo presidio ospedaliero dove molto profuma dItalia, punto di riferimento fondamentale nel centro del Paese. Un centinaio sono i posti letto del reparto di Pediatria che da tre anni può contare sul sostegno fattivo dellospedale Bambin Gesù di Roma (diversi medici italiani vi trascorrono periodi di lavoro).
Per tutti e quattro, un viaggio dal sapore particolare, eccezionale, spirituale, carico di emozioni. A portare il gruppo in Tanzania è stata la partecipazione alla cerimonia di consegna del pulmino donato dalla Bofrost, azienda di surgelati porta a porta, a favore della scuola per infermieri che sorge allinterno della missione di Itigi, adiacente allospedale. La donazione del pulmino – un funzionale venticinque posti dai colori rosso e blu, gli stessi del marchio Bofrost (una piacevolissima coincidenza) – è successiva alla raccolta che lazienda stessa ha promosso in seguito alla morte in un incidente stradale del parrocchiano e catechista di SantEgidio Gabriele Riceputi, lo scorso 25 marzo, in uno scontro in A14 che lo ha coinvolto proprio mentre era alla guida di un furgone carico di surgelati. Gabriele, insieme alla moglie Giovanna De Rossi, era tra i partecipanti al viaggio in Ta…