E trascorsa una mezza dozzina di anni dallimmane tragedia che alle tre e trentadue del sei aprile 2009 spezzò molte, troppe vite, e sconvolse lesistenza dei sopravvissuti. Sebbene il tempo scorra via nessuno a LAquila può dimenticare la sconvolgente immagine delle abitazioni collassate nel centro storico aquilano: tetre sensazioni scolpite dentro ogni aquilano per il resto della sua vita.
Questa è storia, e nessuno può o potrà negarla, anche qualora non volesse rammentarla. Il sisma è lo spartiacque per tutti a LAquila e da quel dramma, infatti, parte anche lavventura di un gruppo di giovani che, nonostante tutto, sognavano un futuro nella loro città e che non sono rimasti adagiati sulle macerie, schiavi del pessimismo.
Giovani che sentivano come un proprio preciso dovere civico rimboccarsi le maniche e tentare, nella consapevolezza delle difficoltà dellopera, di far sì che i fiumi di idee dei tanti che onorevolmente si battevano per una speranza potessero liberarsi e tramutarsi in azioni concrete che mirassero alla faticosa ricostruzione sociale e morale, prima ancora che materiale. È nata così l«Arca LAquila», lassociazione giovanile delle ragazze e dei ragazzi aquilani desiderosi di intraprendere un percorso che avrebbe portato alla costruzione di un gruppo al servizio della città e, più tardi, della regione. Un gruppo che si è mobilitato per lorganizzazione di attività ricreative, culturali ed assistenziali, avendo come guida tre principi: inclusione, per essere aperti a tutte le sensibilità presenti nel tessuto sociale aquilano; pluralismo, per poter beneficiare dellimmensa ricchezza della diversità; cooperazione, per mettere a sistema tutte le energie a disposizione. Tra le tante iniziative promosse spicca il progetto «LAquila protagonista», che ha avuto come «luogo» di sviluppo il mensile diocesano «Vola», sul quale, numero dopo numero, sono state pubblicate interviste a personaggi di spicco del panorama aquilano e abruzzese, interrogati sulle possibili soluzioni alle problematiche che attanagliano il territorio aquilano. Grazie al giornale diocesano è stato quindi possibile coinvolgere la città a partire dalle comunità
cristiane. E da lì sono emerse così varie e interessanti idee che è stato possibile stilare un documento presentato poi alla popolazione aquilana in una serie di convegni. Lattività del gruppo, quindi, è di certo un inno allimpegno civico come forma di servizio alla comunità e mezzo per ridisegnare il futuro della città. Oggi il centro storico non è ancora ricostruito e il cammino è tuttaltro che terminato. I giovani continuano a soffrire di una mancanza di spazi dove poter tessere relazioni e sono spinti pertanto a fuggire in cerca di una «vita migliore», lasciando dietro di se una sconcertante desertificazione umana. La politica tenta a fatica, nella complessità contestuale, di non essere autoreferenziale e di aprirsi ai bisogni della cittadinanza. Luniversità stenta a prendere la via del decollo ma ha tutti requisiti perché possa divenire nuovamente il vero volano per leconomia. È per queste ed altre motivazioni che i giovani di «Arca» auspicano un ritrovato protagonismo nella costruzione della città futura. Le nuove generazioni aquilane hanno dimostrato di essere pronte a fare la loro parte: il coraggio non manca loro e non hanno paura di sporcarsi le mani, nella consapevolezza che non seve a nulla averle pulite se le avranno tenute in tasca. «Ci auguriamo che le idee che siamo riusciti a raccogliere sulle pagine di “Vola” e a mettere in circolazione dicono i giovani di “Arca” possano diventare al più presto realtà concreta che ci aiuti, davvero, a riprendere quel volo per cui siamo disposti a giocare tutto noi stessi».
Dino Tarquini