E’ volta a chiedere maggiori tutele per l’editoria no profit, riservando maggiori contributi alla stessa e sventando il rischio, oggi assai concreto, di chiusura per molti periodici la nuova interrogazione parlamentare presentata in questi giorni dal senatore del Partito Democratico Giorgio Pagliari, che ha così accolto l’appello lanciato nelle scorse settimane da editori, giornalisti ed esponenti della società civile, tra cui il presidente della Federazione italiana settimanali cattolici Francesco Zanotti. Nello specifico, nell’interrogazione si ricorda come il Decreto-Legge n. 63 del 18 maggio 2012 preveda, per le imprese editrici di periodici che risultino esercitate da società la cui maggioranza del capitale sociale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali che non abbiano scopo di lucro, la destinazione di risorse complessive siano pari al 5 per cento dell’importo stanziato per i contributi diretti alla stampa, ma anche come in soli due anni la cifra destinata si sia ridotta di quasi i due terzi. Un colpo durissimo per la miriade di piccole realtà sparse per il paese e che ogni giorno devono fare i conti con la crisi del settore e con le difficoltà imposte dalla crisi economica. E’ a rischio il pluralismo dell’informazione afferma il senatore Pagliari Oggi garantire l’esistenza di queste realtà editoriali significa non solo difendere posti di lavoro, ma soprattutto per i cittadini la possibilità di scegliere tra voci diverse, e la pluralità di voci è la base stessa di una democrazia. In particolare, nella interrogazione presentata dal senatore Pagliari e indirizzata alla Presidenza del Consiglio si chiede di valutare un incremento immediato della cifra destinata a queste testate dal 5 per cento al 7 per cento, una misura che, senza costi per lo Stato, porterebbe alle stesse grandi benefici e anzi potrebbe rappresentare per alcuni l’unica possibilità di sopravvivenza.
Fonte: ANSA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Presidente del Consiglio
Premesso che:
– L’editoria in generale sta vivendo una stagione di grande difficoltà. Complice la crisi economica e la diminuzione delle entrate pubblicitarie, sono diverse le testate che negli scorsi mesi hanno chiuso i battenti; molte altre quelle che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali e che hanno ridotto la foliazione e che sono state costrette ad effettuare tagli al personale;
– Le provvidenze alla editoria, decisi con la legge n. 416 del 5 agosto 1981, e riformati con la legge n. 250 del 7 agosto 1990, sono oggi garanzia di democrazia informativa e pluralismo.
– Con il Decreto-Legge n. 63 del 18 maggio 2012, si stabilisce che, per le imprese editrici di periodici che risultino esercitate da società la cui maggioranza del capitale sociale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali che non abbiano scopo di lucro, le risorse complessivamente destinabili siano pari al 5 per cento dell’importo stanziato, per i contributi diretti alla stampa, sul pertinente capitolo del bilancio del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E che in caso di insufficienza delle risorse stanziate, si proceda alla liquidazione del contributo mediante riparto proporzionale tra gli aventi diritto.
– Questa norma ha portato ad una riduzione delle risorse stanziate. In particolare nel dicembre scorso sono stati erogati solo 1,8 milioni di euro, con una riduzione in due soli anni di quasi i due terzi.
– L’incremento dei fondi destinati a questi periodici, se attuato incrementando la percentuale riservata alla stampa no profit, non comporterebbe un aumento dei costi per lo Stato.
Si chiede:
– Quali misure si intendano adottare a tutela di queste iniziative editoriali;