SOCIAL NETWORK E QUESTIONE EDUCATIVA

Al centro degli editoriali anche alcune riflessioni sui social network, di cui si è tanto parlato in queste settimane, e sulla questione educativa. “Internet e i social – sostiene Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano) – sono una possibilità, uno strumento. Non sono giusti o sbagliati in sé. Occorre non dimenticare che la nostra vita è fatta anche di altro e che nella comunicazione c’è anche il gusto impagabile, che nessun social potrà mai toglierci, di una stretta di mano, di un abbraccio o uno sguardo. Tutto il resto – dalla lettera ‘penna e calamaio’, fino ai nuovi confini delle ‘app’ – è uno strumento in più”. È d’accordo Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro): “La tecnologia accelera e facilita processi, modifica professioni, ma si ferma davanti al bisogno di relazioni, insito nelle persone”. Un bisogno sottolineato anche dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che nella prolusione all’ultimo Consiglio episcopale permanente ha parlato proprio della “cultura del noi”. Il “noi”, afferma l’editorialista Giuseppe Savagnone su Giorn8tto (Monreale), “non è massificazione, ma apertura al diverso, basata sul riconoscimento della sua diversità e sul rispetto per essa”. Al riguardo Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), suggerisce “la medicina necessaria per risalire la china”: “Apertura, solidarietà, altruismo, fraternità, carità nel senso forte della parola. Tutto ciò significa anche, nel nostro linguaggio, ritorno al Vangelo o almeno ai valori da esso annunciati”. Di linguaggio parla anche Pier Giovanni Trossero, direttore dell’Eco del Chisone (Pinerolo), chiedendo di “evitare le parole in libertà” perché queste “uccidono assieme alla vigliaccheria di chi le mette in circolazione, nascondendo la mano o, se non la nasconde, raccontando semplicemente falsità sperando che qualche pesciolino abbocchi all’amo”.

 
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