LA FISC IN TERRA SANTA
Educare e testimoniare
così i cristiani
fanno la differenza

Concluso il pellegrinaggio che la Fisc ha compiuto nei Luoghi Santi. Un’esperienza riservata ai vincitori – ma non solo – del concorso giornalistico “8xmille senza frontiere”, organizzato in collaborazione con il Servizio Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. L’impatto con una realtà nella quale i cristiani incontrano difficoltà quotidiane, ma non smettono di costruire il futuro.
 
L’educazione e la testimonianza. La prima come base su cui costruire il futuro. La seconda come missione, come scelta di vita. Se si potesse condensare l’impegno delle comunità cristiane in Terra Santa, probabilmente non ci sarebbe miglior cifra sintetica di questa: educare e testimoniare. È un pensiero condiviso dai partecipanti al pellegrinaggio che la Fisc (Federazione italiana che raggruppa 186 settimanali cattolici) ha compiuto nei Luoghi Santi dal 6 al 10 novembre. Un’esperienza riservata ai vincitori – ma non solo – del concorso giornalistico “8xmille senza frontiere”, organizzato in collaborazione con il Servizio Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. Undici i partecipanti, complessivamente. Da Nazaret a Betlemme, passando per Gerusalemme, tre giornate intense “alle radici della cristianità”, che hanno segnato la fede, ma anche l’animo. Perché non è facile vivere in queste terre, per varie ragioni. Per questo educare e testimoniare non sono un impegno tra i tanti, ma l’unica “speranza” per costruire un futuro di pace. Due storie raccolte a Betlemme danno sostanza a tutto ciò.

“Terra Sancta College”. “L’educazione è la base su cui preparare il futuro. Se non si riceve la giusta preparazione, non si ha futuro”. Padre Marwan Di’des, direttore del “Terra Sancta College” per i ragazzi, promosso dalla Custodia di Terra Santa (frati francescani), non ha dubbi sul valore della formazione. “Lo studio – ripete – è l’unico strumento per renderti libero”. È su questo che bisogna “puntare”. E sono i numeri a dargli ragione: la scuola di Betlemme, divisa tra ragazzi e ragazze, conta complessivamente 1.850 alunni. “Il College – spiega – inizia dal nido e prosegue fino alla maturità. Attualmente sono presenti due indirizzi – classico e scientifico – e si pensa d’introdurne un terzo – tecnologico – appena saranno pronti i curricula del ministero dell’Educazione”. Dall’anno scorso, è stato avviato un progetto innovativo in cui gli studenti sono coinvolti in un “dialogo serrato” con i docenti nel proprio percorso formativo. “In questo modo – dice padre Di’des – si cerca di scoprire le specificità di ciascuno, per capire il di più da aggiungere”. Un’altra cosa “innovativa” è la pratica della raccolta differenziata. “I nostri ragazzi – afferma fiero il direttore – sanno già come riciclare carta e altri rifiuti. E visto che ora si parla d’introdurre la differenziata in città, posso dire che i ragazzi sono già pronti. Basta pensare che quest’anno con la carta riciclata hanno già preparato 700 cartoline per gli auguri natalizi”. Piccole cose, che qui diventano grandi e possono tracciare un solco per il futuro.

Centro artistico salesiano. Ogni realtà, infatti, nasce con questo obiettivo ben preciso. È quanto sta cercando di fare anche il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), che con il contributo della Cooperazione italiana, negli anni 2001-2005, ha avviato a Betlemme il Centro artistico salesiano. Si tratta del primo programma di formazione professionale esistente in Palestina nel settore dell’artigianato artistico, il quale fornisce corsi di legno d’olivo, ceramica e madreperla. Grazie ai successivi finanziamenti, in modo particolare della Conferenza episcopale italiana con l’8xmille, il Centro è divenuto uno strumento d’eccellenza, offrendo, tra l’altro, programmi di avviamento alla creazione di piccole aziende attraverso il microcredito. Attualmente è frequentato da sei studenti. …

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