Sono anche stufo di invocare la responsabilità della RAI di essere servizio pubblico, che è solo un fattore aggravante, ma non sostanziale: qui si tratta invece di etica della professione, di deontologia, di competenze professionali. Chi si prende la responsabilità di una episodio così vergognoso? E perché, in una trasmissione che si chiama La vita in diretta, vince il parere dellopinionista, e non la storia che si vorrebbe far raccontare? E chi sceglie gli opinionisti? Chi sceglie di lasciare per ultima la storia di Max, e quindi, Ops, non cè tempo, titoli di coda, musichette e via? (Però la DEusanio intanto parla, eccome!).
Ha ragione la famiglia di Max Tresoldi ad essere indignata: per fortuna sono certo che la loro speranza e la loro verità di vita non se laspettano dalla presenza in TV, come purtroppo accade invece per tanti poveri famosi, che senza apparire in video non esistono. Max e i suoi cari sono davvero cronaca vera, la vera vita in diretta, proprio nella loro quotidianità familiare, nella loro resistenza e fiducia che Max cera sempre, anche allettato, anche silenzioso, in 10 lunghi e lenti anni di cura ininterrotta, fino al miracolo del risveglio. E in questi anni, mentre Max era accudito nel silenzio, cè stata anche la triste vicenda di Eluana Englaro.
Non era una bella storia da far parlare, e da ascoltare, magari in silenzio, senza commenti? Non posso che fare il parallelo con la recente vicenda dellesclusione del Prof. Cerrelli da Domenica In (sempre RAI, un bella preoccupazione
), dove la redazione, sul tema dellomosessualità, ha scelto di far parlare la vita delle persone, escludendo invece il parere di un esperto. Due pesi e due misure: così Cerrelli non ha potuto andare in video, a favore di una testimonianza, mentre la DEusanio ha potuto dire ciò che voleva, mentre le persone normali Max e la sua famiglia – non hanno avuto voce.
Ce la meritiamo davvero, una televisione così? Davvero lunica scelta che ci resta è il telecomando, per cambiare canale o forse per spegnere definitivamente la TV?