L’AGENDA DEL NUOVO GOVERNO

Le testate Fisc mettono a tema una possibile agenda per il nuovo governo. “Le urgenze da affrontare – ribadisce Ezio Bernardi, direttore della Guida (Cuneo) – non ammettono più vie di fuga. (…) Pochi ma chiari e forti gli obiettivi: tra questi la riforma elettorale per assicurare in futuro una governabilità vera chiunque vinca le elezioni, l’emergenza lavoro e l’emergenza sociale”. Linea, questa, condivisa da Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia): serve “un governo che faccia subito poche cose chiare: rilancio dell’economia, riforma elettorale, taglio ai costi della politica. (…) Certo che se continua l’inerzia e se si continua solo a parlare, sperperando tempo e risorse, la gente non ne può proprio più…”. Anche perché, si legge sulla Cittadella (Mantova), “del tempo ne abbiamo già sprecato tanto e non possiamo più permetterci il lusso di perderne altro. I punti fermi oggi sono il rieletto presidente della Repubblica e i documenti elaborati dai cosiddetti ‘saggi’ che hanno individuato alcune proposte d’interventi prioritari sul piano istituzionale ed economico. Vedremo chi saprà stare ‘alla stanga’ o chi vorrà avventurarsi in fantasie e furbizie”. La Voce Alessandrina (Alessandria) ribadisce che “il sostegno, la promozione, la valorizzazione dell’istituto familiare devono essere al centro dell’elaborazione culturale e politica”. Per Cammino (Siracusa), “ora è il tempo della responsabilità, come ci ha ricordato Napolitano. Occorre far parlare subito i fatti. Con lo sguardo lungo rivolto alle nuove generazioni private oggi del loro futuro”. Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), ricorda che “il distacco della politica dal Paese reale ha raggiunto livelli insopportabili. La crisi economica sta portando alla chiusura centinaia di aziende, con la perdita di altri posti di lavoro. È uno scenario drammatico per i nostri giovani, che chiedono un avvenire meno precario, ma anche per i quarantenni e i cinquantenni che improvvisamente vengono a trovarsi senza un’occupazione. Oggi la politica italiana deve tornare a curare il ‘bene comune’ dei cittadini: lo deve fare con scelte chiare e condivise”. Per questo, dice Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “è necessario che le principali forze del Paese condividano, finalmente, un tratto di strada, assumendosi insieme la responsabilità del governo del Paese”. Per Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia), “sarebbe sufficiente tornare ad ascoltare il Paese. Perché l’Italia sta urlando, e continuare a non ascoltarla è un delitto. Speriamo solo che il tempo guadagnato non diventi altro tempo perduto”. Ora, aggiunge Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), “tocca ai partiti ascoltare le parole pronunciate da Napolitano durante il discorso d’insediamento. Parole che, probabilmente, avrà ripetuto al neo-incaricato premier Enrico Letta. Resta l’amarezza nel constatare che ci sono voluti 60 giorni e decine d’incontri inconcludenti per prendere atto di ciò che appariva evidente sin da subito dopo le elezioni: quando il Paese è spaccato, è necessario ricercare convergenze e non motivi di divisione”. Dello stesso parere è Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), che scrive: “Dopo la sferzata di Napolitano, si profila all’orizzonte il governo di Enrico Letta. Ora ci aspettiamo un balzo d’orgoglio della politica italiana per il bene del Paese”. Per Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), “la speranza è che il presidente incaricato, Enrico Letta, riesca nel suo tentativo di fare un ‘governo di servizio al Paese’ come lui l’ha definito, per realizzare poche ma essenziali cose, fra cui l…

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