CRISI SOCIO-ECONOMICA

La crisi e i suoi effetti continuano a tenere banco sui settimanali diocesani. Notizie (Carpi) propone alcune riflessioni sulla crisi in prossimità del 1° maggio (festa del lavoro), invitando in modo particolare ad “alimentare la speranza”. “Per i cristiani – spiega il settimanale emiliano – questa è una virtù ed è qualcosa di diverso e molto più dell’essere ottimisti. Ma per tutti, credenti e non credenti, deve rappresentare il giusto approccio a questa situazione, che richiede che ogni energia, risorsa, competenza, sia tesa verso un traguardo futuro. Ci si rende conto quanto sia difficile sperare, quando il lavoro se ne va, la ricostruzione è ancora ferma per problemi burocratici, i giovani migliori trovano opportunità solo all’estero. (…) Così tocca ad ognuno di noi questo ‘esercizio’, che ci permetta di inquadrare la nostra drammatica quotidianità, di dargli senso e quindi di affrontarla nel modo migliore. E, in questo, abbiamo anche il compito di trasmettere speranza, attraverso la nostra testimonianza agli altri, aiutandoci così a vicenda nell’individuare la strada giusta per arrivare al termine di questo periodo di vacche magre che sembra interminabile”. Di speranza parla anche Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano): “Sappiamo che questa virtù va costruita. Non s’improvvisa alla leggera né si appiccica con lo scotch. Richiede piedi per terra e voglia di volare più alto. Insomma il realismo va coniugato con un po’ di utopia possibile. Le risorse per provarci stanno dentro il cuore, dentro l’intelligenza, dentro le energie… di tanti che si mettono in gioco”. Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), prende spunto dal Report diocesano “povertà e risorse 2012” e dalla festa del 1° maggio per “una riflessione sul significato del lavoro e sul ruolo dell’assistenza”: “Se da un lato c’è da recuperare con forza la centralità del lavoro e la dignità di chi lo compie, che l’economia della finanza di questi anni ci ha fatto perdere, dall’altro l’assistenza deve assumere sempre più i contorni di una solidarietà condivisa”.

 
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