IMU-CHIESA

Sui giornali Fisc spazio anche alla questione Imu-Chiesa. “Le norme sull’Imu rappresentano una sentenza di morte per le scuole paritarie”, afferma Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), riprendendo quanto asserisce la Fidae (Federazione istituti di attività educative). “Qualche prima stima – riporta Frezza – calcola che l’Imu peserà per 10-15 euro al mese a bambino, vale a dire dai 10 ai 15 mila euro annui per una scuola con cento bambini, come tante delle nostre materne. Chi paga? Non la scuola, in realtà, ma il proprietario dell’immobile. Dunque, nella gran parte dei casi, la parrocchia”. Di fronte a ciò “la soluzione più probabile è che molte scuole chiuderanno, e resteremo tutti più poveri: di tradizione, di protagonismo delle comunità, di spazi ecclesiali e – naturalmente – di posti di lavoro”. “Anche senza la competenza giuridica per entrare nel merito del parere del Consiglio di Stato – osserva Emmaus (Macerata) – la sensazione che se ne trae leggendolo è che ci si stia avvitando intorno a una sorta di ‘sacralizzazione’ del mercato e della concorrenza da parte di un’‘Europa della burocrazia’, sempre più vicina all’economia della finanza e sempre più lontana dall’economia reale dell’‘Europa dei popoli’”. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), rimarca che “in Italia non esiste, non è mai esistita, una legislazione particolare per la Chiesa cattolica riguardante la tassazione sugli immobili”. Eppure “in questi giorni c’è l’attacco, in particolare, sulle scuole”. “Lo scagliarsi contro la scuola ‘privata’, cioè non statale, è diventato un automatismo”, lamenta Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), per il quale “la scuola deve essere statale”, ossia “gratuita, assicurata a tutti, anche a chi vive nelle zone più disagiate”. “Ma perché – si chiede – scagliarsi contro una scuola che nasce dal basso, da quel terreno ricco di vitalità che è la società civile? Perché non considerare l’apporto di libertà che le scuole non statali offrono alle famiglie che sono i primi soggetti dell’educazione? La pluralità dell’insegnamento, garantita una formazione scolastica uguale per tutti, è un ampliamento dello spazio della libertà”.

 
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