ATTUALITA’ POLITICA

Il dibattito sui finanziamenti pubblici ai partiti tiene banco in molti editoriali. Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), parla delle “quattro gambe su cui poggia la buona politica”. La prima: “Senza un finanziamento pubblico, l’attività politica diventerebbe materia per ricchi oppure ostaggio di lobby di ogni tipo”. La seconda: “I partiti non possono ridursi a lobby autoreferenziali, ma devono recuperare il loro legame vitale con la società”. Terza: “Il sostegno pubblico alla politica non può essere un assegno in bianco”. Quarta: “Se è il popolo, attraverso le tasse, che sostiene economicamente l’attività politica, va ripristinato il diritto del popolo a scegliersi – con nome e cognome – i propri rappresentanti”. Secondo Pensa, “queste quatto azioni sarebbero probabilmente risolutive dell’attuale clima di sfiducia nei confronti dei partiti”. Per Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “non si curano più le virtù personali che diventano poi virtù pubbliche, come abitudini acquisite e volute nel proprio comportamento. (…) Così non si parla di giustizia come dovere verso gli altri. Men che meno si coltivano le virtù della pazienza, della fortezza e soprattutto della speranza. Sono queste solo virtù cattoliche o non piuttosto comportamenti di un buon cittadino?”. Il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli) sottolinea che “sono state troppe le situazioni venute a giustificare un’eclissi di fiducia: oggi ai dirigenti politici compete il dover compiere azioni coraggiose, che, incidendo sul percepito della gente, invertano la tendenza”. Per Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), “nulla come la cecità di una classe dirigente gonfia le vele dell’antipolitica e umilia quella voglia di partecipazione, quella passione politica che la gran parte degli italiani continua testardamente a manifestare”. Secondo il Ticino (Pavia), “in una situazione politica in pieno movimento, com’è l’attuale, che fra la gente registra un senso di stanchezza, di frustrazione e d’indignazione, ma anche un certo risveglio critico, il peso popolare potrebbe alla fine dar luogo a nuove e impensate soluzioni. L’auspicio è che siano positive”. Da Alberto Margoni, direttore di Verona Fedele (Verona), l’invito ai partiti a “tornare a essere capaci di sintesi politica e di progettualità”. Dello stesso parere Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), il quale aggiunge: “I partiti decidano una buona volta di smetterla di fare i padroni d’Italia e si mettano al servizio del Paese, ascoltando il grido che viene dalla gente (…)”. Per Cammino (Siracusa), “mai come in questo momento occorre che chiunque svolga un ruolo pubblico affronti con responsabilità il proprio compito”. Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), ribadisce la necessità di “una generazione di uomini politici, come da tempo insistono il Papa e i vescovi, in grado di discernere quale sia il vero bene e quali i mezzi per conseguirlo, quali siano i doveri morali verso se stessi e verso gli altri. Una generazione che faccia, cioè, dell’etica pubblica la leva esclusiva dell’agire”. Al riguardo la Cittadella (Mantova) ricorda che “prima che una teoria e un modello di società i cristiani devono essere portatori di stile ed esemplarità nei pensieri, nei giudizi e nei comportamenti”.

 
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