RIFORMA DEL LAVORO

“Nella complessa partita sull’art. 18, secondo noi, si deve procedere con intelligenza e coraggio. Per un’Italia migliore, non per un’Italia peggiore”, sostiene Ettore De Faveri, direttore della Valsusa (Susa). Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), osserva che “ci vuole un cambio di rotta che, per dirla con uno slogan dell’economista Stefano Zamagni, ci faccia passare ‘dal posto fisso, al lavoro fisso’. La flessibilità in entrata è il vero tema da porre sul tavolo della trattativa”. Secondo Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), “l’impressione è che si sia raggiunto il massimo risultato possibile per un Paese come l’Italia irrimediabilmente ripiegato su se stesso e più avvezzo a guardarsi alle spalle che a scrutare l’orizzonte”. Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), fa notare che la “riforma” non tocca gli statali: “Curioso e, almeno un po’ – ci permetta Monti –, contraddittorio! Proprio il colosso che ha più dipendenti – e più… ipergarantiti – è tagliato fuori da questo cambiamento ‘epocale’”. Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), parla del “posto fisso”: “Occorrerà pure trovare un equilibrio fra le attese e le disponibilità concrete e allora il ‘posto fisso’ potrebbe tornare nell’agone. Magari con modalità diverse e più cogenti”. Dunque, “posto fisso… perché no?… Potendo, ovviamente. Ma, soprattutto, lavoro”.
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