POLITICA E LAVORO

Come combattere l’antipolitica?“Per salvare e far crescere l’Italia – come si propongono i provvedimenti del governo Monti – occorre che la politica (pur mantenendosi esterna al ruolo tecnico dell’esecutivo, quanto attiva sul piano del confronto che precede la discussione fra le parti e la successiva legiferazione) consenta all’Italia di effettuare passi spediti al di là di quelli parziali di questa o quella forza e sospinga il Paese verso traguardi possibili e attesi di equità e di sviluppo corale”: è la ricetta di Amazio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio). Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), scrive di uno dei problemi più sentiti in questo periodo: “I senza lavoro, fra giovani e meno giovani, hanno superato i due milioni, quasi il 9% della forza lavoro”. Non solo: “Nell’attuale congiuntura, infatti, mancano le condizioni per garantire a tanti lavoratori precari non solo il lavoro ma anche gli ammortizzatori sociali”. Anche Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), interviene sulla questione lavoro: “Come la disoccupazione, la precarietà è sinonimo di ingiustizia sociale, di malessere radicale, di incertezza esistenziale. Essa è certamente un danno per l’intera società, ma, anche se così non fosse, sarebbe certamente una ferita mortale inferta ai lavoratori e alle loro famiglie. Disoccupazione e precarietà dovrebbero essere eliminate dalla faccia della terra”. Secondo Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone),“l’instabilità del lavoro non è solo fine di un posto fisso, che può davvero essere un’illusione. È piuttosto deficit di posti di lavoro. E questo è un deficit umano, un deficit etico di un capitalismo e di un’economia liberista e selvaggia”. A proposito delle polemiche sulle parole del premier Monti e del viceministro Michel Martone riguardo ai giovani e al lavoro, interviene Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo), secondo il quale un tempo “per la stragrande maggioranza la fretta di laurearsi era per trovare subito lavoro, mettere su famiglia, mettere al mondo dei figli. Si trattava cioè di continuare la vita così come avevano fatto i nostri genitori, i nostri nonni, i bisnonni”.
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