Il lavoro

I padri costituenti, ricorda Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), “avevano trovato un saldo elemento di condivisione in grado di amalgamare una comunità nazionale, uscita con le ossa rotte dal conflitto mondiale. E si erano concentrati sull’esperienza del lavoro, come valore intriso di umanità, di dignità, di peso specifico”, ma “oggi che il lavoro si frantuma, si spezzetta, si fa precario, manca, si nasconde e sparisce… sembra non interessare più tanto a chi ha… vinto le elezioni. L’umanità del lavoro sta scadendo”. “La ricorrenza del primo maggio è sempre un’occasione per fermarsi a riflettere sullo stato di salute del lavoro nel nostro Paese”, osserva Luce e Vita (Molfetta), che prosegue: “Si è soliti in questa ricorrenza rivendicare al lavoro condizioni migliori, assicurando ad esso una sua giustizia, che ridia al lavoro un volto veramente umano, forte, libero, lieto, irradiato dalla conquista dei beni non solo economici, sufficienti ad una vita degna e sana, ma altresì dei beni superiori della cultura, del ristoro, della legittima gioia di vivere e della speranza cristiana”.
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