Giovanni Paolo II, “la sua autentica missione”

“I santi, i beati s’invocano, si pregano, ma soprattutto si imitano” perché “vivere da santi” come Giovanni Paolo II, come il vescovo di Susa, il beato Rosaz, “è possibile. Non occorre essere né papi né vescovi. Basta essere cristiani. Ma veri, come loro”, sostiene Ettore De Faveri, direttore della Valsusa (Susa). Secondo Amazio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), “la vita di Giovanni Paolo si manifestò come ‘scuola di fiducia in Dio’. Poiché questa fu la sua autentica missione per la quale si dedicò da giovane, da studioso, da sacerdote, da vescovo e da Pontefice, e per la quale spese animo e ragione, in uno stile di apertura che sigillò il suo impegno di fede con la risposta corale delle comunità del mondo intero”. “Il 1º maggio, festa del lavoro, quest’anno coincide con la festa della Divina Misericordia in cui si celebrerà la beatificazione di Giovanni Paolo II. Una coincidenza forse non casuale e comunque altamente significativa. Il lavoro manuale e intellettuale degli anni giovanili ha segnato in modo indelebile tutta la vita di questo straordinario uomo e testimone di fede”, ricorda La Cittadella (Mantova). “In Giovanni Paolo II la Chiesa è apparsa come la volle il suo Fondatore: non cittadella assediata e asserragliata dentro le sue mura, in guerra contro l’umanità peccatrice e il mondo corrotto, ma città di Dio e, per questo, città dell’uomo, aperta, accogliente, in missione, per chiamare a conversione e portare la misericordia di Dio a tutti, ai santi e ai peccatori, agli amici e anche ai nemici. Chiesa in missione d’amore, non in guerra; portatrice di fraternità, negatrice di rancori”, afferma Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona).
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