LA LETTERA A NAPOLITANO

“Cittadini fra tanti di quell’unità nazionale che lei rappresenta” si definiscono i “ragazzi di Barbiana” (Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani, Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini), scrivendo al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, una lettera pubblicata in apertura da Webgiornale.de (Germania). “Benché nonni – scrivono – ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei ‘cittadini sovrani’”. Nella lettera attaccano “il degrado morale e politico che sta investendo l’Italia” e “un uso costante della legge per difendere l’interesse di pochi contro l’interesse di tutti”. “In una democrazia sana – proseguono i firmatari dell’appello a Napolitano – l’interesse di uno non potrebbe mai prevalere sull’interesse collettivo e tutte le sue velleità s’infrangerebbero contro il muro di rettitudine contrapposto dalle istituzioni dello Stato che non cederebbero a compromesso. Ma l’Italia non è più un Paese integro” ed è in corso un “processo di decomposizione della democrazia”. Da qui la richiesta al presidente della Repubblica di pronunciare “chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare” e “fare trionfare la sostanza sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione”.
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