LAMPEDUSA, IMMIGRAZIONE E POLITICA ESTERA

“C’è un bel da fare a Lampedusa! Ma ciò che spicca di più è la generosità degli abitanti dell’isola chiamati più da vicino ad una vera e propria gara di solidarietà”. Lo ricorda Giuseppe Lonia, direttore della Scintilla (Messina). “Le migliaia di persone che arrivano a noi dal Nord Africa e da altri Paesi del Terzo Mondo, stanno provocando pesanti problemi sul versante dell’accoglienza in Italia e, in particolare, nel suo Meridione. Complicate si rivelano le strategie per fermare tale flusso migratorio. Altrettanto difficili le possibilità d’accoglienza, aggravate da un forte egoismo presente in vasti settori del Paese che vogliono chiudere gli occhi di fronte alle povertà di un mondo divenuto molto piccolo”, osserva Silvio Grilli, direttore del Cittadino (Genova). “Ad un mondo, che cerca e racconta solo i segni del potere”, la gente di Lampedusa “ha mostrato il potere dei segni la cui unica forza sta nella persuasione, che ogni uomo è una persona provvista di dignità, ma anche nella necessità di esprimere nel proprio agire una duplice fedeltà a Dio e all’uomo”, osserva Carmelo Petrone, direttore dell’Amico del Popolo (Agrigento). “I dittatori prima o poi se ne vanno, i popoli oppressi restano e interpellano. Il presente e il futuro, per tutti noi, devono trovare altre coordinate sociali, in cui condividere e incontrarsi, e non chiudersi a riccio e scontrarsi a muso duro”, afferma Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano). Di fronte all’emergenza immigrati a Lampedusa, Sandro Vigani, direttore di Gente Veneta (Venezia), scrive: “Poiché c’era tutto il tempo per pianificare una differente accoglienza, qualcuno ipotizza che a fondo di quella totale disorganizzazione ci sia una volontà politica”. “Ci si assicura che i profughi staranno solo pochi mesi sul nostro territorio. Una ragione in più per andare loro incontro con tutta la nostra solidarietà”, sostiene Giordano Frosini, direttore di Vita (Pistoia). “Di fronte a questi eventi che ‘esplodono’ da un giorno all’altro, non possiamo restare indifferenti, sia per la loro vastità sia perché accadono a due passi da noi”, afferma L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri). Per Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), “la soluzione sta unicamente nella solidarietà e nella progettazione politico/economica. Questo significa che, anzitutto, il problema va affrontato insieme dall’Unione europea e da tutti gli Stati membri”. Il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli) nota “una profonda marginalità della politica estera italiana, un progressivo venir meno dell’autorevolezza del nostro Paese nello scacchiere del Mediterraneo”. “Ottenuta una maggiore disponibilità a condividere il peso delle ondate migratorie, all’Ue va chiesto oggi lo sforzo di guardare anche a Sud con la stessa intelligenza con cui ha guardato vent’anni fa a Est. L’Africa è un altro continente, è vero, ma la sua sorte è intrecciata alla nostra”, sottolinea Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova). Per La Guida(Cuneo), “esiste un imperativo etico che impone alle persone e agli Stati – e alle loro articolazioni istituzionali come gli enti locali da una parte e l’Ue dall’altra – di farsi carico dei diritti umani fondamentali di tutti, a prescindere dalla nazionalità e dalle condizioni giuridiche, in particolare quando in gioco è la dignità della persona”. Un invito a guardare al passato, alla tragedia delle Fosse Ardeatine, per “evitare che anche oggi, a 67 anni dalle Fosse, si rinnovi l’offesa gravissima a Dio, la violenza deliberata dell’uomo sull’uomo” viene da Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino).
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