ITALIA: DALL’UNITA’ AD OGGI

“L’Unità non è un processo compiuto e ci dobbiamo interrogare su come ci ha cambiato e ci sta cambiando essere diventati, dagli anni ‘80, un Paese di immigrazione: chi sono quei 4 milioni e passa di stranieri ‘residenti’ che vivono in Italia insieme a noi? Chi sono e chi saranno i loro figli nati in questo Paese? Sventolare bandiere e celebrare l’impresa dei Mille va bene, ma ci sono nuovi sbarchi e nuovi giovani che risalgono la Penisola ed è questa la nuova storia che ci attende”, si legge su Emmaus (Macerata). Per Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “la classe politica italiana sta dilapidando quel poco di credibilità che le è rimasto” e intanto “le molte e urgenti questioni che necessitano di riforme politiche e strutturali giacciono irrisolte”. Secondo Il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), dopo aver festeggiato i 150 anni del nostro Paese, “finita la festa è rimasta la delusione di vedere le forze politiche impegnate costantemente a denigrarsi e delegittimarsi, tanto da minare anche la tenuta delle stesse istituzioni”. Secondo Amazio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), “la democrazia richiede di favorire, mediante dibattiti responsabili e chiarificatori, la diffusione di uno strumento di partecipazione viva, talché la Politica – quella con la P maiuscola – si trasformi in realtà presente in ogni singolo cittadino: a favore della comunità tutta. Per il bene generale, mai corporativo o settoriale”. A proposito delle prossime elezioni amministrative, Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), scrive: “Ai pastori varrà la pena non chiedere opinioni politiche, ma di illuminare il percorso per mettere in evidenza chi cerca il bene possibile della comunità e manifesta quelle competenze e quella creatività necessaria per affrontare bisogni e sfide future”. “Non si può esigere un sistema fiscale sempre più sostenibile ed equo o pretendere un’amministrazione saggia e trasparente delle risorse pubbliche se non siamo disposti a contribuire, ciascuno per la propria parte, al bene comune. È un dovere civile e morale, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni”, sostiene Marco Piras, direttore dell’Arborense (Oristano).
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