YARA

“Chi ha ucciso Yara? Cosa ha portato l’assassino a tanta ferocia e disumanità?”, si chiede Bonifacio Mariani, direttore del Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto), che avverte: “C’è una porzione dell’Italia che è la nostra Italia di tutti i giorni. Per essa siamo chiamati a stare con gli occhi aperti, a vedere bene, a capire, a lavorare, perché vinca la vita e sia sconfitta la violenza e la morte. Yara è morta, mille e mille Yara sono vive, sono accanto a noi, sono affidate a noi”. Per Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “il dolore per la morte di Yara e lo scatenamento della curiosità morbosa in tutti i mezzi di informazione, ci ha portato a considerare che oggi esiste la possibilità di far crescere uno spazio di più vera e umana informazione che stimoli il bene. I mezzi di informazione di massa non hanno più il monopolio dell’informazione. C’è un popolo, amante di una visione diversa e più vera della vita, che ora può diventare strumento attivo di informazione”. Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio),parla della “compostezza del dolore dei genitori di Yara. La comunità di Brembate ha pregato, si è stretta attorno a questa famiglia, li ha accompagnati con l’affetto e il silenzio”. “Ci conforta sapere che la casa dove Yara è cresciuta ed ha trascorso solo tredici anni di una vita che trasudava futuro, è abitata da un padre e una madre che continuano ad offrire la testimonianza della forza silenziosa del bene”, osserva Agostino Clerici, direttore del Settimanale della diocesi (Como). Ad uccidere Yara, oltre agli assassini materiali, osserva Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), “è stata una cultura del predominio del maschio sulla donna, del violento sulle creature deboli. Una cultura che insegna la liceità di ogni desiderio, perché ognuno è legge a se stesso e nulla può essergli vietato, né dalle leggi umane, né da quelle divine”. Emilio Pastomerlo, direttore dell’Araldo Lomellino (Vigevano) suggerisce: “La giornata della donna di quest’anno dovrebbe essere dedicata a Yara. Non per cavalcare l’emozione di questi giorni e nemmeno per lasciarci coinvolgere nell’esagerato tritacarne mass-mediale, ma perché in quella ragazza possiamo e vogliamo leggere l’immagine di una vita e soprattutto della vita di una ragazza di oggi, purtroppo stroncata dalla malvagità e dalla violenza umana”. “La notizia del ritrovamento del corpo di Yara ci ha gettato tutti nello sgomento”, ammette il Ticino (Pavia).
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