LA SITUAZIONE IN ITALIA

Rispetto all’“attuale momento di esacerbazione” che si vive in Italia Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), scrive: “Noi crediamo nella democrazia ma ne conosciamo anche i limiti. Perché funzioni, perché il popolo agisca non come massa sballottata da forze irrazionali, ma come insieme di individui ragionevoli, si devono creare prima condizioni di serenità e di pacatezza che attualmente mancano del tutto”. Per Lucio Bonomo, direttore della Vita del Popolo (Treviso), “la situazione politica sembra abbia ormai superato il livello di guardia e si sia avviato un processo irreversibile di deterioramento di tutte le istituzioni democratiche”. Di fronte alla crisi italiana di oggi, secondo Marco Bonatti, direttore della Voce del Popolo (Torino), “ci ritroviamo imbarazzati e confusi perché viene indebolito, se non stravolto, quel quadro di riferimento che è la nostra ‘casa comune’ di cittadini. Scopriamo, fra l’altro, che non basta più ‘parteggiare’, prendere posizione contro questo o a favore di quello: perché a scricchiolare è l’impianto stesso della politica, e l’idea che – attraverso la Costituzione – abbiamo maturato delle nostre istituzioni”.
“L’anniversario dell’Unità dell’Italia – è l’auspicio di Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza) – è un’occasione anche per riappropriarsi di alcuni simboli al di fuori di qualsiasi strumentalizzazione. C’è da augurarsi che quest’anno permetta a tutti di maturare e ritrovare un senso dello stare assieme che si alimenta anche di simboli condivisi, che non fanno male a nessuno e che ci permettono di usare il ‘noi’ senza dover dire da che parte si vota”. “Il nostro Paese sta vivendo giorni difficilissimi, certamente fra i più difficili dopo la fine della guerra, conclusione di un lungo processo di dissolvimento etico e culturale, che sembra aver raggiunto il suo apice e che si è ormai solidificato nella mentalità dei singoli, delle famiglie, dell’intera comunità, con un’evidente banalizzazione, se non proprio distruzione, della dignità umana, in particolare della donna”, osserva Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia). “Ciò che oggi colpisce profondamente è la grave crisi culturale che ha destabilizzato i concetti di coscienza, di verità e di natura che sono alla base della convivenza umana, dando così luogo ad un problema antropologico, cioè ad una nuova visione dell’uomo e dei suoi criteri di misura”. Si legge nell’editoriale di Emmaus (Macerata), secondo cui “il contravveleno sicuro all’individualismo, che affigge la nostra società, è prima di tutto la riscoperta della vita fraterna nella comunità cristiana”. “Noi cattolici, di fronte ai valori perduti, smarriti – si chiede Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo) – abbiamo solo la capacità di smarrirci a nostra volta e di richiamare tempi migliori del passato o del futuro? Che proposte abbiamo da fare e da concretizzare? Non basta criticare gli altri, il mondo intero e scuotere il capo; bisognerebbe ritrovare un po’ di entusiasmo e crederci davvero. Servono laboratori, occorrono persone capaci. La società di oggi va assunta in modo positivo per i mezzi che mette a disposizione perché sono in sé formidabili”. Per la Cittadella(Mantova), “la tristezza è una nota spirituale e culturale che si sta sempre più impossessando dell’immaginario collettivo del Paese”.
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