«VOGLIAMO INCONTRARE IL GOVERNO»

Il nostro presidente: la consegna a giorni alterni si intreccia con la riforma dell’editoria
 
Il giorno dopo la firma del contratto di programma di Poste Italiane, il presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici Francesco Zanotti vede ancora degli spazi per conciliare le esigenze di bilancio della società e il servizio postale universale.
 
La consegna a giorni alterni è inevitabile?
Credo e spero di no. Sicuramente l’ad Francesco Caio va dritto per la sua strada, ha priorità diverse dalle nostre e, temo, da quelle del Paese che rivendica il diritto all’informazione, ma noi siamo convinti che garantire a ogni cittadino l’accesso all’informazione sia un bene per il quale vale la pena di impegnarsi e di stanziare risorse pubbliche.
 
In autunno il fronte degli editori – la Fisc, la Fieg, Uspi,File e Mediacoop… – aveva ottenuto una deroga per tre mesi. Che fine ha fatto?
Quel provvedimento si esaurisce con il 31 dicembre ma non si esaurisce la volontà del governo Renzi che ci ha ascoltato allora e al quale torniamo a rivolgerci adesso: la proroga fu concessa perché con palazzo Chigi e con l’Agcom era stata raggiunta un’intesa sulla necessità di garantire la consegna quotidiana dei giornali. Non vi è ragione per cui quell’orientamento politico sia cambiato. Il governo si è impegnato a non modificare il quadro senza un coordinamento: attendiamo di essere convocati.
 
Perché il contribuente deve pagare affinché i giornali possano essere
consegnati dal postino?
Perché la famosa rete internet non arriva ovunque. Perché giornali come i nostri realizzano quella prossimità, quella democrazia reale che solo un popolo libero di trarre l’informazione da più fonti può difendere concretamente con le proprie scelte. Perché Poste Italiane gestisce ancora un monopolio di fatto: un editore che voglia distribuire il giornale non ha alternative reali.
 
Continuerete a combattere?
Certo. Meno giornali, meno liberi. Non dimentichiamo che abbiamo raggiunto dei solidi risultati: la proroga che avete ricordato, ma anche un ricorso contro il piano Poste che è stato sospeso solo perché ci si era accordati per discuterne le misure al tavolo tecnico. Ricordo che il tema della consegna per 5 giorni su 14 rientra nel tema più ampio della riforma dell’editoria, che appoggiamo purché le regole siano chiare. Un esempio per tutti: abbiamo appena ricevuto i contributi del 2014 e non vi è ancora traccia di quelli relativi all’anno che sta finendo. D’altro canto, il governo si è impegnato per questi due anni a trovare risorse almeno pari a quelle del 2013 e dobbiamo dire che per il 2014 ha mantenuto la promessa, tant’è che quanto distribuito in questi giorni (relativo all’esercizio 2014) è leggermente superiore all’importo dello scorso anno. In tempi di spending review mi rendo conto che possa sembrare inevitabile sobbarcarsi dei sacrifici, ma sacrificare l’informazione significa impoverire la libertà di tutti. Il pluralismo è un bene per cui si deve spendere.
Paolo Viana
 
Fonte: www.avvenire.it 
(Economia & Lavoro – giovedì 17 dicembre 2015)
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