“UNO DI NOI”

L’apertura è uguale per tutti i settimanali. Ed è il manifesto per la campagna italiana “Uno di Noi”: in alto lo slogan “Anch’io sono stato un embrione. Puoi metterci la firma”, al cento il volto di un bimbo di pochi mesi che si affaccia pensieroso da sotto una copertina a ricordare che tutti sono stati un embrione e a chiedere di riconoscere la dignità di ogni essere umano fin dal concepimento. Proprio in questo, spiega il Ponte (Rimini), consiste l’iniziativa dei cittadini europei: “Non solo tutelare l’embrione dagli albori della sua esistenza, ma anche impedire il finanziamento da parte dell’Unione europea di qualsiasi forma di attività che preveda la manipolazione e distruzione degli stessi embrioni umani”. L’iniziativa, informa la Guida (Cuneo), dovrà raccogliere almeno un milione di firme per chiedere all’Unione europea una legge comunitaria. In Italia, ricordano i settimanali, domenica 12 maggio si terrà “un momento ufficiale di raccolta firme: sarà possibile aderire in ogni parrocchia e presso le diverse strutture associative o di aggregazione”. In vista di questo appuntamento, il Cittadino (Genova) rilancia “l’appello dei vescovi liguri ad aderire all’iniziativa”, sottolineando che “il modo per farlo è semplice: basta apporre la propria firma secondo le indicazioni specifiche. La questione è grave: si tratta della vita umana in ogni suo momento”. Per questo, dice Gino Mecca, direttore dell’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri), “domenica è una giornata speciale, in cui si attende una grande mobilitazione nelle parrocchie, nelle associazioni e movimenti, per raggiungere il più alto numero di cittadini che vogliono mettere la loro firma alla campagna. Anche i lettori dell’Araldo”. Si tratta di “mettere una firma”, puntualizza Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), “non per posizione ideologica, ma per schierarsi dalla parte della vita, bene indisponibile per chiunque, oggi messo in discussione da chi si trova dalla parte del più forte. Non ci rendiamo conto, ma rischiamo di agire da prepotenti, utilizzando gli altri per i nostri fini e i nostri scopi, a volte anche futili e banali. La vita va tutelata sempre, e soprattutto nelle sue condizioni più fragili, all’inizio e alla fine, senza condizioni, senza se e senza ma”. Al riguardo Marco Piras, direttore dell’Arborense (Oristano), evidenzia come “il magistero della Chiesa ricordi che la dignità di ogni essere umano, se riconosciuta senza alcuna discriminazione dal primo inizio della vita umana nel concepimento fino alla morte naturale, è il fondamento della giustizia, della libertà, della democrazia e della pace. Chiedere di tutelarla è un impegno che ci chiama tutti in causa”. È d’accordo Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), che aggiunge: “Non si può mancare di rispetto all’embrione umano, pena effetti negativi, con contraccolpi assortiti – come dicono esperti – sia a livello biologico, sia sul piano psicologico, sia su quello sociale e relazionale. Adesso è richiesto un sussulto delle coscienze, che poi può esprimersi in una firma per dare forza a questa petizione”. L’embrione, osserva Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), “è vita umana in pienezza, anche se non ancora manifestata; contiene in sé totalmente ciò che costituisce la natura umana. (…) Se così stanno le cose, ne deriva che nessuno può uccidere un embrione come nessuno può uccidere me o te; nessuno ha il diritto di manipolarlo, come nessuno ha il diritto di manipolare il corpo di un bambino, di un giovane, di un adulto, di un anziano”. Riflessione, questa, condivisa da Cammino (Siracusa), in una nota della bioeticista
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