UNIVERSITA’

Sulla riforma dell’Università riflette Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone): “Oggi l’Università italiana non è assolutamente ugualitaria; non aiuta certo gli svantaggiati economicamente. Con le loro tasse la pagano i lavoratori dipendenti, ma per molti dei loro figli resta un miraggio. Se c’è un rimprovero da fare al ministro è piuttosto quello di non aver avuto ancor più coraggio sulle baronie, su parentopoli fino ad arrivare all’eliminazione del valore legale del titolo di studio. Ci vorrà poi molto tempo per introdurre criteri di valutazione non solo sull’insegnamento ma su un’intera Università”. Per Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), “quel che conta, che farebbe la differenza, sarebbe valutare la qualità del dibattito in corso e cosa è in gioco nella riforma proposta dal ministro bresciano sforzandosi, magari, di renderlo comprensibile all’opinione pubblica”. Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), ritiene che “il disegno di legge, approvato martedì 30 novembre dalla Camera dei deputati” preveda “principi importanti, fondamentali soprattutto per gli atenei ‘sani’ come l’Università del Friuli: ad esempio il commissariamento delle Università in profondo rosso e premi per gli atenei virtuosi”.
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