UNA MANO ALLA CARITA’ DEL PAPA

Papa Francesco lo chiede fin dal primo giorno del suo pontificato: tutti i fedeli sono chiamati a condividere con lui la missione – fondamentale per il il ministero petrino – di rendere la Chiesa sempre più «segno di Dio» in mezzo agli uomini. Una condivisione di responsabilità che deve avvenire prima di tutto nella preghiera ma che trova un’espressione privilegiata nella cura degli ultimi. È questo il significato principale della «Giornata per la Carità del Papa», che si celebrerà domenica 26 giugno. E la corresponsabilità, oltre che nell’azione concreta delle offerte a favore dell’Obolo di San Pietro, parte dall’impegno nella diffusione del messaggio legato a questa ricorrenza.
Per questo assieme ad Avvenire sta arrivando via posta in tutte le parrocchie italiane il materiale necessario a coinvolgere le comunità locali e a far conoscere questa iniziativa che serve a sostenere proprio l’Obolo, lo strumento principale a disposizione del Papa per intervenire in tutto il mondo a favore dei più bisognosi. La partecipazione a questo impegnativo compito coinvolgerà tutti i lettori del quotidiano cattolico in maniera diretta: il ricavato dalle copie di Avvenire del 26 giugno, infatti, andrà interamente all’Obolo di San Pietro, come si spiega in questa pagina. Assieme alle locandine nella copia spedita alle parrocchie si trova anche la lettera indirizzata dal vescovo Nunzio Ga- lantino, segretario generale della Cei, a tutti i parroci: «La Giornata per la carità del Papa – scrive il presule –, che torna come ogni anno nell’ultima domenica di giugno, ci offre l’opportunità di prendere la mano del Santo Padre e di rendere più estesa la sua presenza al fianco dell’umanità bisognosa, nei tanti interventi dei quali abbiamo avuto notizia e nei molti di più che restano lontani dai riflettori dei media. Non lasciamo che questo appuntamento passi nell’indifferenza, rendiamone partecipe la nostra comunità, motiviamola ad aiutare concretamente il Papa: faremo certamente la scoperta di una generosità che attendeva solo il momento di mostrarsi ». Quest’anno, poi, la Giornata per la carità del Papa s’inserisce nel più ampio orizzonte dell’Anno Santo della Misericordia, che nelle intenzioni del Papa dev’essere l’occasione per trasformare in azioni concrete ciò che i credenti sperimentano nel rapporto con il Signore. «Francesco – prosegue Galantino – ci ha ricordato sin dai primi giorni del pontificato come la misericordia sia ciò che ‘rende il mondo meno freddo e più giusto’ (Angelus, 17 marzo 2013) perché ‘fonte di gioia, di serenità e di pace’ e ‘condizione della nostra salvezza’ ( Misericordiae vultus, n.2), che è proprio ‘opera della sua misericordia’ ( Evangelii gaudium, n.112). Se ciascuno di noi è chiamato a esserne testimone credibile nelle circostanze più comuni della propria vita quotidiana in mezzo agli altri, la Chiesa ‘dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo’ (ibidem, n.114). Ecco la strada, e con essa la meta, verso la quale incamminarsi con decisione alla scuola di papa Francesco». Per il segretario della Cei si tratta, insomma di una vera «scuola della misericordia» che «stiamo frequentando assiduamente grazie al Papa e alla sua coinvolgente pedagogia della vita cristiana».
L’Obolo di San Pietro ha le sue radici nella Chiesa dei primi secoli: da sempre, infatti, le comunità si sono fatte carico di sostenere gli annunciatori del Vangelo perché si possano prendere cura dei bisognosi. Un’opera che ha assunto una forma più definita attorno all’VIII secolo quando cominciarono le collette per sostenere in questo senso il ministero del Pontefice.
di Matteo Liut
 
Fonte: www.avvenire.it
(Portaparola 7 giugno 2016, pag . 28)
  
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