Otto, anzi nove giornalisti uccisi in Sicilia dalla mafia non hanno fatto notizia: le parole del figlio di Mario Francese ucciso nel 1979 a Palermo, colpiscono i giovani partecipanti al XXI master della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) concluso il 23 settembre a Siracusa e intitolato a mons. Alfio Inserra che volle questo momento di crescita professionale e culturale per amore della Sicilia, del Paese, della stampa cattolica del territorio e dei suoi giovani giornalisti.
Uneredità raccolta dal settimanale diocesano Cammino che mons. Inserra, morto lo scorso anno, diresse per molto tempo e che è una delle circa 190 testate povere e libere che concorrono alla crescita di uninformazione che, oltre alla doverosa denuncia del male, altrettanto doverosamente racconta il bene, racconta la realtà che esiste oltre le mafie.
Una prima riflessione viene dalla presenza dei giornali Fisc sul territorio la cui storia e la cui cronaca, stanno a dire di uninformazione pensata e per far pensare, di uninformazione che da sempre ha voluto contribuire alla formazione della coscienza attraverso il linguaggio giornalistico, il linguaggio delle notizie.
E ben sappiamo che la coscienza è il nemico numero uno delle mafie, del malaffare e delle ingiustizie.
Non a caso la mafia, illudendosi di uccidere la coscienza, ha ucciso e uccide uomini che, per la loro fedeltà ai valori più alti di un Paese, hanno impedito e impediscono leclissi della stessa coscienza.
In Sicilia si sono rivisti i volti di quanti, uccisi dalla mafia, sono uomini e non eroi perché questa definizione rischia di allontanarli dalla quotidianità.
Leroe appartiene alleccezionalità, appartiene a ciò che è raramente raggiungibile nella normalità, diventa caso unico, irrepetibile, e questo fa il gioco della mafia, della corruzione e del malaffare che non desiderano altro che lallontanamento per sublimazione di queste figure dalla vita di ogni giorno.
Anche i settimanali della Fisc sono oggi di fronte alle infiltrazioni delle diverse mafie sul territorio nazionale. Temprati dallantica passione per la verità e la libertà, che nella loro storia hanno spesso pagato a caro prezzo, non hanno mai abbassato gli occhi di fronte ai volti del male e dellingiustizia ma, nello stesso tempo, hanno accompagnato i lettori sul sentiero della speranza e della responsabilità indicando in un impegno culturale e sociale ispirato e sostenuto dal Vangelo, la via per battere gli alleati del male: la rassegnazione, lindifferenza, la paura e la mediocrità.
Una strada maestra che molti uomini e molte donne percorrono ogni giorno al Sud come al Nord, nelle città come nei paesi.
Una straordinaria scuola per i giovani giornalisti dei settimanali cattolici del territorio che anche questanno al master di Siracusa hanno confermato lattualità e la validità del messaggio dei padri e maestri della Fisc, come sono stati, e rimangono, Inserra, Cacciami, Peradotto, Fallani, Contran, Migone e moltissimi altri. Un messaggio che le nuove generazioni sanno di dover declinare nelloggi.
Con questi giovani è il primo presidente laico della Federazione dei settimanali cattolici, Francesco Zanotti, che li ha sollecitati a essere protagonisti e non comprimari in una stagione che, anche in ambito mediatico, è caratterizzata da una diffusa fragilità etica.
Una nuova generazione di giornalisti del territorio è un patrimonio inestimabile non solo per la Chiesa.
È una risorsa umana e professionale a conferma che questo nostro Paese ha soprattutto nei piccoli e poveri le risorse intellettuali, morali e professionali per attraversare una lunga crisi, senza smarrirsi, senza perdere di vista le mete della verità, della libertà, del bene comune.