TUTTO SEMBRA FATTO PER LASCIARE IL SEGNO

L’unica parola adeguata è stupore. Al termine dei gemellaggi vissuti in Polonia da decine di diocesi italiane e migliaia di nostri giovani, un’infinità di sentimenti si accavallano nel cuore e nella mente. Allora non bisogna fare altro che farsi coinvolgere dal clima che si respira nelle città della Polonia, e che accoglie tutti a Cracovia, la nostra meta finale.
Occorre lasciarsi contaminare per assaporare fino in fondo una dimensione altrimenti ignota nella nostra iperconnessa quotidianità. Qui si sperimenta la fratellanza.
Qui si tocca con mano la gratuità, il farsi prossimo, la condivisione della fatica, del poco che si ha, del tempo, delle energie fisiche, mentali e anche economiche. Sì, perché non era per nulla scontato che i nostri ragazzi ricevessero un’accoglienza così calorosa e generosa, a tratti commovente. Alla partenza più di un genitore era dubbioso.
Siamo consapevoli – noi cronisti sul campo per dar conto di quanto accade in questi giorni in Polonia, protagonisti i nostri ragazzi – di raccontare solo un frammento dell’esperienza vissuta in questi giorni da circa trentamila italiani. Ma in quel frammento viviamo già in pieno lo spirito di una Giornata mondiale della gioventù. Inevitabile farsi coinvolgere, come pellegrini, educatori, padri e madri, curiosi di ogni proposta, condividendo ogni momento per non restare più ai soli racconti di altri, ma potendo lasciar parlare esperienze che arrivano negli spazi più reconditi del nostro cuore e fanno emergere tutto quel bene troppe volte nascosto, soffocato dal chiasso cui siamo abituati. Chi ha preso parte ai gemellaggi, quasi sempre dopo un viaggio in pullman di molte ore, ha attraversato luoghi incantevoli, con nomi impronunciabili, incontrando persone di una generosità sbalorditiva. Tutto sembra fatto apposta per lasciare un segno. Nulla è forzato.
I polacchi ospitanti sono parsi come fieri di poter dire ‘questi sono i nostri italiani’, facendo a gara per averli a pranzo o cena. I ragazzi, insieme a tutti i loro accompagnatori (noi cronisti inclusi), hanno sperimentato quanto fossero infondate le comprensibili preoccupazioni dei genitori alla partenza per possibili disagi a causa della diversità di abitudini e cucina. Nulla di tutto ciò è accaduto, ma è lo slancio con cui ogni momento viene vissuto che cambia chi è venuto fin qua con una domanda aperta, senza pregiudizi, solo con il desiderio di mettersi in gioco. Una parola i nostri giovani hanno voluto imparare subito e da giorni ripetono in continuazione: è ‘ dziekuie’, ‘grazie’. Un piccolo esempio: i romagnoli arrivati nel piccolo borgo di Szlachtowa e diventati subito l’evento locale hanno compreso che sono sempre le persone a fare la differenza. Accolti in paesini immersi in un verde che ricorda il nostro Alto Adige hanno toccato con mano quanto sia vero il detto polacco « Gos’c’ w Dom, Bo’g w Dom », cioè «l’ospite a casa è Dio in casa». Fra chi dà e chi riceve, in questi giorni polacchi abbiamo visto un moltiplicatore di bene che si fatica a quantificare. Viene in soccorso un versetto del Vangelo: è il centuplo quaggiù. Sì, deve essere così. Noi lo possiamo testimoniare e io qui lo scrivo.
di Francesco Zanotti – Presidente Fisc
 
Fonte: www.avvenire.it
(26 luglio 2016, pag . 3)
 
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