Per trovare la verità “occorre combattere. E la prima battaglia è dentro se stessi per spezzare il potere della ‘Bestia’, prima ancora che contro i mostri – lo zio di Sarah – che la cronaca ci presenta. Questa è la verità con cui educatori e genitori devono fare i conti”, evidenzia Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), per il quale “il dramma non è solo il mostro in prima pagina; la vera sfida è saper indicare la strada per la verità”. Lo zio di Sarah che va a pregare dove ha sepolto la nipote che ha ucciso, i mafiosi devoti a Santa Rosalia, i camorristi alla Madonna di Montevergine, i capi della ‘ndrangheta che si riuniscono al santuario della Madonna della Montagna a Polsi: per Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), tutto questo “fa pensare alla necessità di una sempre nuova evangelizzazione” perché “fede e delitto, religione e violenza, preghiera e crimine, ritualità e negazione dei Comandamenti non vanno d’accordo, in nessun caso: sono solo inganno, anzi autoinganno. La fede non è riducibile a preghiere o riti: se non diventa vita, non è vera fede”. I recenti fatti di cronaca, secondo Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), mostrano “ con quanta facilità la violenza diventi modalità abituale di risolvere le relazioni difficili nella vita ordinaria di tante persone”. I singoli fatti “vanno condannati fermamente e i responsabili perseguiti con decisione. Ma l’azione repressiva non è sufficiente”, infatti la violenza “è il sintomo di un malessere profondo”. Si tratta di “un’emergenza morale ed educativa, che interpella ciascuna persona e ogni istituzione, e rispetto alla quale è il caso di cominciare a fare qualcosa”.