“SPENDING REVIEW”

“Grandi tagli di spesa per uscire dalla spirale letale”. È il commento che accomuna molti editoriali dedicati al decreto sulla cosiddetta “spending review” approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri. “Ora – afferma Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto) – la parola passa al Parlamento, che dovrà ratificare il decreto del governo. Una goccia nel mare del debito pubblico (circa 2.000 miliardi), si dirà, ma pur sempre una significativa misura che, se sostenuta, può aprire la strada a un’inversione di tendenza (…). Mentre si taglia la spesa improduttiva, si correggono i comportamenti sbagliati, s’incide sul debito pubblico e s’investono i risparmi nella crescita”. I tagli, osserva Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), “hanno bisogno di più ampie e sostanziali riforme, dentro cui essere inseriti per essere veramente utili”. Per Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “bisogna tagliare per rompere l’infernale spirale nella quale siamo stritolati (…). Con la speranza che si arrivi a un giusto equilibrio tra risanamento economico e crescita, da un lato, ed esigenze di giustizia e di solidarietà, dall’altro”. Secondo la Difesa del Popolo (Padova), “bisogna esigere che l’intervento dello Stato sia efficiente ed efficace. Non solo, tutti, i cattolici per primi, devono prodigarsi perché le imprese statali, le scuole pubbliche, i servizi sociali siano al massimo rispondenti ai bisogni della gente. E al contempo rispettosi della pluralità di sensibilità e culture di cui è ricca l’Italia”. Giuseppe Lombardo, direttore di Cammino (Siracusa), si occupa di tagli alla scuola: questa, “per il suo intrinseco valore, per il dovere di dare risposte adeguate alle esigenze e ai bisogni della popolazione”, merita di essere “tutelata, sostenuta dallo Stato, non limitata”. Per Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “i nodi ora vengono al pettine. Politici non solo nazionali, ma anche locali, sono parte dello spreco. Insieme a molti cittadini. E così: o fallimento dell’Italia o sacrifici e poi ripresa e diminuzione delle tasse. La ricetta è amara. La verità è dovere etico”.
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