SPARATORIA DAVANTI A PALAZZO CHIGI

Al centro degli editoriali anche la sparatoria davanti a Palazzo Chigi con il ferimento di due carabinieri, mentre il governo Letta giurava al Quirinale. “Come accade fin troppo spesso in Italia – rileva Marco Bonatti, direttore della Voce del Popolo (Torino) – a un certo punto le parole diventano pietre e la violenza tracima fino a un gesto preciso, un reato da Codice penale. Così domenica, mentre i ministri giuravano, un carabiniere (‘un servo dello Stato’) è caduto, proprio di fronte a uno dei palazzi simbolo del potere”. Secondo Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), “è sciocco chi intende individuare i ‘mandanti morali’ della sparatoria davanti a Palazzo Chigi in questa o quella forza politica. È assai più saggio riconoscere che il germe della violenza sconsiderata affonda le radici in un ventennio di scontro basato sulla deligittimazione e demonizzazione reciproca tra partiti, movimenti e coalizioni in un crescendo inarrestabile”. Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), si sofferma su un aspetto di cui non si è discusso abbastanza: l’attentatore “era affetto – pare – da quella che sembra essere una vera e propria dipendenza compulsiva da gioco d’azzardo”. Marco Piras, direttore dell’Arborense (Oristano), critica il modo con cui è stato raccontato quanto accaduto, evidenziando che “una delle prime regole professionali è mettersi nei panni dei soggetti coinvolti e di chi legge, vede o ascolta. Forse sarebbe utile ricordarlo e ricordarcelo un po’ più spesso”.

 
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