Corrispondenza a giorni alterni nei piccoli comuni e in montagna:
il Governo sospende l’attuazione fino al 31 dicembre 2015.
Dopo la mobilitazione dei parlamentari aderenti all’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna, di numerosi Comuni
montani, dell’Uncem e dei settimanali cattolici contro il nuovo piano di distribuzione della corrispondenza a giorni alterni nei centri più piccoli e nelle aree montane, interviene Palazzo Chigi stoppando Poste Italiane.
Rimandato, infatti, il via dopo la fine dell’anno e solo a seguito di una verifica sui volumi reali di corrispondenza che dovrà essere effettuata dall’Autorità Garante delle Comunicazione, con l’obiettivo di evitare disservizi e diminuzione della qualità.
Questo il risultato dell’intervento di ieri sera del Governo, a fronte della richiesta di una presa di posizione da parte dei Deputati dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna e di numerosi sindaci italiani, e sulla scorta di proteste arrivare nei giorni scorsi dalle organizzazioni sindacali e anche i 190 giornali aderenti alla Fisc, Federazione italiana settimanali cattolici.
“L’importante comunicazione di Palazzo Chigi, arrivata nelle scorse ore – spiega l’on. Enrico Borghi, presidente dell’Intergruppo per lo Sviluppo della Montagna e presidente nazionale Uncem – conferma che avevamo ragione quando abbiamo denunciato che il nuovo piano di distribuzione dei Poste andava a creare diversi livelli di cittadinanza, penalizzando fortemente chi vive nelle zone rurali e montane. Sarebbe aumentato il divario con chi abita nei centri urbani, dove addirittura la corrispondenza, lettere e giornali, sarebbero arrivati due volte al giorno. Con questa sospensione decisa dal governo, si aprono le prospettive per garantire -dentro il quadro di sbarco in Borsa dell’azienda – quel diritto di cittadinanza fondamentale sancito dalla Costituzione, che esprime l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, previsto anche dalle norme recenti contenute negli accordi con Poste e nel Servizi postale universale. Tornare indietro rispetto a questi diritti comprometterebbero coesione e sussidiarietà che sono per noi, nel nostro Paese, fondamentali”.
(Lunedì 5 ottobre 2015)