Una città sotto assedio, piagata dai combattimenti, circondata da ogni parte, dove il poco cibo a disposizione ha un prezzo inaccessibile per la popolazione. È la città di Hassaké come la racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi, arcidiocesi che comprende Raqqa, la capitale dello Strato Islamico. Il 15 novembre prossimo, monsignor Hindo sarà in Italia ospite della fondazione pontificia in occasione della presentazione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di ACS.
«Ora la situazione è più tranquilla, ma fino a qualche giorno fa non potevamo uscire di casa» riferisce il presule raccontando i lunghi giorni di combattimenti tra gli eserciti curdo e siriano iniziati il 16 agosto scorso. Gli scontri hanno colpito anche larcivescovado. Un colpo di mortaio è arrivato ad appena 40 centimetri da me». Monsignor Hindo tramite il nunzio apostolico a Damasco ha chiesto prima il sostegno degli Stati Uniti e poi, avvertito della presenza di un generale dellesercito russo, della Federazione Russa. «Da diversi giorni chiedo che vengano smantellati i check-point della città, che non servono ad altro che ad alimentare le tensioni e si trovano in maggioranza nellarea abitata dai cristiani». Prima dellinizio degli scontri tra i curdi e le forze lealiste, monsignor Hindo aveva offerto larcivescovado siro-cattolico come sede dincontro per una negoziazione tra le parti finalizzata alla rimozione dei check-point, introdotti nel giugno 2015 quando lo Stato Islamico si era impadronito di gran parte di Hassaké. Ora lIsis è a 70 chilometri.
Ma pur non rappresentando al momento una minaccia diretta, gli uomini di al-Baghdadi impediscono larrivo di aiuti umanitari e beni di prima necessità. «Siamo circondati afferma il presule – A nord il confine con la Turchia è chiuso, a est ci sono lIsis e i curdi, a ovest e a sud ancora lo Stato Islamico. Niente passa di lì, tutto giunge in aereo. Stanno arrivando dei carichi di cibo ma non basteranno neanche per il 5% della popolazione che qui conta un milione e 200mila persone». I pochi rifornimenti che riescono a raggiungere Hassaké e Qamishli via terra, devono pagare una tassa allo Stato Islamico, ma spesso gli estorsori non si accontentano. «Una volta su cinque si impadroniscono comunque di tutto. Tra poco cercherò di far giungere un generatore elettrico che ho acquistato da Aleppo. Mi sono stati chiesti 2 milioni di lire siriane. Ma neanche se pagassi quella somma sarei sicuro di riceverlo».
In oltre cinque anni di guerra monsignor Hindo ha sempre sostenuto la popolazione, senza alcuna distinzione di fede e occupandosi dei bisogni più disparati: dalla pulizia, allemergenza rifiuti, agli aiuti alimentari. «Non sarei vescovo e nemmeno cristiano se facessi preferenze in base alla religione. Oggi molte famiglie sopravvivono con pane e the, a colazione, pranzo e cena. The amaro, perché lo zucchero è troppo caro. Un giorno una donna che ho aiutato è venuta a baciarmi i piedi perché finalmente i suoi figli, dopo mesi, avevano mangiato pane e pomodoro».
A metà agosto Aiuto alla Chiesa che Soffre ha approvato un contributo di un milione e 500mila euro per le popolazioni in difficoltà ad Aleppo e Hassaké. Dallinizio della crisi siriana, nel marzo 2011, ad oggi Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato quasi 15 milioni di euro.
Continua inoltre la campagna di ACS-Italia per chiedere alle istituzioni italiane di riconoscere come genocidio i crimini perpetrati dallIsis ai danni delle minoranze religiose in Iraq e in Siria. Una campagna che ha raccolto diverse migliaia di firme e che trova oggi unulteriore motivazione nella notizia del ritrovamento di oltre 70 fosse comuni in Iraq e Siria. Un numero destinato a salire, dal momento che si ritiene ve ne siano molte altre nei territori ancora contr…