SIRIA E ATTENTATO A BRINDISI

Le notizie di cronaca degli ultimi giorni, in particolare l’attentato alla scuola di Brindisi e la strage di Hula, in Siria, con l’uccisione di 100 persone tra cui 48 bambini, hanno molto colpito l’opinione pubblica e i settimanali diocesani. I fatti di questi giorni, viene sottolineato sulla Cittadella (Mantova), “hanno tragicamente riproposto ancora una volta la questione del male, della cattiveria e della follia che albergano nei nostri cuori e che purtroppo spesso vengono prepotentemente allo scoperto. (…) Le domande sul male e sulla morte (che siano frutto del peccato umano oppure no) sono quelle più difficili e di fronte alle quali gli uomini moderni (o forse di tutti i tempi) tendono a essere sfuggenti e recalcitranti. Rischio dal quale non siamo immuni nemmeno noi credenti. Eppure è un rischio che bisogna superare perché il tema del dolore va affrontato. (…) Su questo versante non possiamo pensare a scorciatoie o a percorsi semplificati. Ed è su questi temi che, probabilmente, si giocheranno i confronti più difficili ma anche più affascinanti e fruttuosi tra la dimensione della fede e quella della secolarizzazione che segna l’attuale modernità”. Parlando della strage di Hula, Marco Piras, direttore dell’Arborense (Oristano), scrive: “Ancora una volta nella storia dell’uomo, i bambini sono vittime innocenti di nuove violenze. Ma il mondo – soprattutto quello occidentale – sembra non accorgersene o comunque sembra non dare il giusto risalto alla vicenda. (…) ‘Abbiamo perso la capacità d’indignarci’, scriveva Indro Montanelli nella sua rubrica sul ‘Corriere della Sera’ il 26 marzo 2001. Sono passati più di dieci anni e, purtroppo, continuiamo di questo passo. Anzi, in alcuni casi, peggioriamo. È tempo di sapersi immedesimare nella diversità della realtà, di non girare la testa di fronte all’ingiustizia, di credere che non si è fatti per una vita comoda. È davvero tempo di aprire gli occhi”.

 
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