SETTIMANALI DIOCESANI: LA CRISI NON CI FERMERA’

Settembre è tempo di ripartenza. Ormai tutti sono tornati al lavoro, anche nelle nostre redazioni. Per la verità qualche settimanale non si è mai fermato e qualche altro ha fatto soste brevissime. Per altri ancora, le ferie sono state occasione per una sospensione più lunga, per limitare le “uscite” su base annua e per contenere i costi crescenti.
 
 
Come su tutta l’economia italiana, anche sul mondo dell’editoria locale si addensano nubi poco rassicuranti. Lo andiamo dicendo da tempo: il taglio ai contributi pubblici governativi coinvolge anche una settantina di nostre testate che dovranno correre ai ripari per trovare nuove forme di finanziamento. Abbiamo sempre ricevuto ‘briciole di contributi’ (neanche quattro milioni di euro nel 2010), ma su quelle briciole abbiamo costruito, negli anni, piccole imprese editoriali. Siamo intervenuti ai tavoli istituzionali parlando di ‘rigore ed equità’, sempre disponibili a compiere anche sacrifici, purché accompagnati da un maggiore equilibrio nel trattamento di situazioni simili.
 
Se le condizioni non cambieranno nel breve volgere di pochi mesi, alla fine del 2013 terminerà l’attuale sistema in vigore dal 1990. Dovremo adattarci alla nuova normativa, come da tempo andiamo dicendo: dobbiamo ragionare come se… i contributi non esistessero.
 
La stampa cattolica in generale, quella diocesana in particolare, ha un suo ruolo che riteniamo insostituibile. In numerosi territori rappresenta l’unico giornale, da oltre un secolo. Alle spalle esiste una storia gloriosa che ci impegna e ci stimola ad andare avanti. I nostri predecessori ci hanno consegnato un’eredità pesante ed entusiasmante al tempo stesso, che non possiamo tradire. Nel nostro dna c’è il territorio, la gente che vive e opera nella provincia di questo nostro Paese che è molto meno sgangherato di come appare. Noi ci poniamo, ogni settimana, come compagni di viaggio, facendoci interpreti delle comunità locali. Raccontiamo le storie, le fatiche e le preoccupazioni che i grandi network narrano raramente. Dalle nostre 190 testate emerge una realtà ben diversa da quella che viene raccontata sulle pagine dei grandi quotidiani nazionali. Non si trovano, sulle nostre colonne, i battibecchi fra i politici, ma dai nostri fogli e dai numerosi siti online dei nostri periodici emerge la vitalità di un popolo che ha ancora desiderio di lottare. I campi scuola, i centri estivi, i grest, le route, le feste parrocchiali e le assemblee di ripresa dei cammini pastorali diocesani: questi sono solo alcuni esempi di un movimento che coinvolge migliaia di persone in un incessante impegno educativo che si perpetua nel silenzio.
 
Da queste notizie, spesso non-notizie per chi non le sa leggere e interpretare, si alza un messaggio di speranza per tutto il Paese. Non ancora tutto è perduto. Anzi. Siamo in presenza di un tessuto sano della nostra società che tiene, nonostante la crisi e nonostante una mentalità che pare andare in direzione opposta. C’è chi spende gran parte delle vacanze per condividere il tempo libero con gruppi di adolescenti. Ci sono sacerdoti ed educatori di associazioni e movimenti cattolici che portano migliaia di giovani sui sentieri di montagna per far comprendere loro che una vita piena di senso si conquista ogni giorno con fatica. C’è tutto un mondo che ruota attorno alla comunità cristiana ancora attivo e vitale. Un mondo di speranza, nel quale si incontrano giovani dagli occhi belli e puliti che raccontano al primo venuto perché vale la pena trascorrere settimane in compagnia dei disabili. E non lo fanno per compassione, ma per la propria realizzazione, per rispondere alla chiamata di un Altro.
 
È quella parte di Paese solidale che sa soffrire con chi soffre e piangere con chi piange. Quella parte di Paese al quale i giornali diocesani danno voce da oltre un secolo.
 
A cura del Coperc…

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