SETTIMANA SOCIALE

I cattolici per il bene del Paese
Ritorna nella lettera del Papa e nella prolusione del cardinale Angelo Bagnasco alla Settimana Sociale questo appello “perché sorga una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell’attività politica”. Aggiunge Benedetto XVI: “Senza complessi d’inferiorità”. È una presenza, prosegue il Papa, che “certamente, non s’improvvisa; rimane, piuttosto, l’obiettivo a cui deve tendere un cammino di formazione intellettuale e morale che, partendo dalle grandi verità intorno a Dio, all’uomo e al mondo, offra criteri di giudizio e principi etici per interpretare il bene di tutti e di ciascuno”. Non è un caso che la 46ª Settimana Sociale, che torna dopo cinquant’anni a Reggio Calabria, su un tema ampio e ambizioso, inauguri di fatto il decennio pastorale sull’educazione.
La prolusione del presidente della Cei in questo senso è esemplare di una ricerca e una proposta di fondamenti. Parla di laicità e di valori non negoziabili, della presenza dei cattolici e della sua qualità: “Questi valori non sono divisivi, ma unitivi ed è precisamente questo il terreno dell’unità politica dei cattolici. È questa la loro peculiarità e l’apporto specifico di cui sono debitori per essere sale e lievito, ma anche luce e città posta sul monte, là dove sono. Su questa linea, infatti, si gioca il confine dell’umano. Su molte cose e questioni ci sono mediazioni e buoni compromessi, ma ci sono valori che non sono soggetti a mediazioni perché non sono parcellizzabili, non sono quantificabili, pena essere negati”.
Affermarli nello spirito dell’alleanza tra fede e ragione, diventa allora un preciso servizio al bene comune, a questa Italia concreta che la platea della Settimana Sociale, giovane, attenta, impegnata, partecipe, esprime molto bene. Interpreta appieno quelle parole, “oggi” e “Italia”, “futuro” e “speranza”, indicate nel titolo della Settimana.
Già, perché, ha spiegato il sociologo Luca Diotallevi, molto semplicemente “in questo momento la posta in gioco è l’Italia”. Infatti “vediamo il nostro Paese attraversato da dinamiche divaricanti non adeguatamente riconosciute e affrontate”. In concreto “l’Italia che abbiamo di fronte è un Paese che ormai conosce solo minoranze”. Di più: “Troviamo una esasperante prevalenza di piccole taglie, e dunque di strategie di corto raggio”. Il gioco del frammento tuttavia, ancorché figlio della temperie etica e culturale di fondo, non porta da nessuna parte, ricorda con forza il cardinale Bagnasco.
È dunque il tempo dell’investimento e allora il presidente della Cei riparte da Aristotele e Platone, da sant’Agostino e da san Tommaso e si preoccupa appunto di fornire elementi per dare ragioni, per fondare una rinnovata capacità di iniziativa della Chiesa e dei cattolici.

Svincolati dall’immediata attualità politica e dalle sue trappole, si cominciano così ad intravedere le linee di una proposta di medio periodo, che guarda con realismo alla situazione. Nuove vocazioni, il nuovo, non si può preordinare, ma è un dovere stringente crearne le condizioni. 

 
A cura del Sir (www.agensir.it)
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